Nel decreto legge sulla riforma della Pubblica Amministrazione (PA), targata Matteo Renzi e Madia, ci sono una serie di norme che riguardano la previdenza e che toccano uno dei nervi scoperti della riforma delle Pensioni Fornero, le pensioni anticipate e le penalizzazioni. Come giudizio generale possiamo dire che ancora una volta il governo Renzi non ha voluto affrontare seriamente la materia complessa delle pensioni e che di grandi cambiamenti ce ne sono veramente pochi.
Vediamo nello specifico cosa contiene il decreto legge Renzi-Madia sulla riforma della Pubblica Amministrazione per quanto riguarda le pensioni anticipate, il trattamento in servizio, le penalizzazioni.
Riforma PA e previdenza: pensioni anticipate, cosa cambia? Le penalizzazioni
La novità forse maggiore contenuta nella riforma della Pubblica Amministrazione riguarda, sul versante previdenziale, le pensioni anticipate: il provvedimento prevede infatti che i lavoratori e le lavoratrici che avranno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata (e cioè per il 2014, i 42 anni e 6 mesi di servizio per gli uomini e i 41 anni e 6 mesi per le donne), pur non avendo raggiunto ancora il requisito anagrafico previsto dalla riforma delle pensioni Fornero potranno andare in pensione senza penalizzazioni.
Un'altra novità - che di fatto però non cambia assolutamente le carte in tavola - riguarda il fatto che si potrà andare in pensione anche con 57 anni di servizio e 35 anni di contributi nel settore pubblico e con 58 anni di servizio e 35 anni di contributi nel settore privato, fermo restando le salate penalizzazioni.
Se si dovesse optare per questa scelta, il sistema di calcolo della pensione avverrà esclusivamente con il metodo contributivo per cui è stato calcolato che i lavoratori e le lavoratrici che si volessero avvalere di questa uscita anticipata perderebbero circa il 25-30% dell'intero ammontare. Insomma, sul versante delle penalizzazioni, nessuna novità di rilievo.
Riforma PA e previdenza: il trattamento in servizio
Il senso complessivo della riforma della Pubblica Amministrazione è quello di favorire il ricambio generazionale e dunque l'assunzione di nuovo personale. In questo senso va letta la cancellazione dell'istituto del "trattamento in servizio", si tratta in poche parole dell'abolizione della possibilità per i dipendenti pubblici di rimanere altri due anni in servizio anche dopo aver raggiunto la soglia massima dell'età pensionabile.
Lo stesso vale per i magistrati che non potranno più avvalersi del "trattamento in servizio" per restare al lavoro altri cinque anni, dai 70 anni ai 75 anni.
Secondo le intenzioni di Renzi e della Madia, quest'ultimo provvedimento sarà decisivo per l'apertura di nuovi posti di lavoro per giovani che, nelle stime indubbiamente ottimistiche del governo, dovrebbero essere nel numero di 15mila.
Insomma, le novità più importanti riguardano altri provvedimenti, sul piano previdenziale nessuna concessione. L'impressione è che la riforma delle pensioni Fornero sia al momento inattaccabile e che il governo punti su di essa. La riforma che ha portato alle cosiddette pensioni anticipate difficilmente verrà "emendata" anche nei prossimi mesi.