Dopo dieci anni di discussioni, anche feroci, il Parlamento tedesco ha approvato la legge che istituisce il salario minimo garantito di 8,50 euro per tutti.

Si tratta di una conquista storica, come ha sostenuto il ministro del Lavoro, Andrea Nahles dell'SDP, il Partito Socialdemocratico, che può rivendicare il risultato avendo posto proprio questa legge come condizione alla riedizione del Patto di Grande Coalizione con la CDU di Angela Merkel, inizialmente contraria al provvedimento.

La legge, che riguarderà quattro milioni di lavoratori con salari bassi, consente di riequilibrare gli stipendi in tutta la Germania Federale, dove sussistono ancora significative differenze a danno dei lavoratori delle zone dell'Est.

L'approvazione è avvenuta con 535 voti favorevoli su 601 e l'entrata in vigore è prevista dal 1° gennaio 2015, con un periodo di transizione di due anni per alcune categorie, come i lavoratori stagionali.

Le contestazioni al provvedimento

Non sono mancate contestazioni alla legge da parte del sindacato, che lamenta le troppe eccezioni inserite nel provvedimento, come l'esclusione dei minori di 18 anni, che potranno ricevere paghe inferiori a 8,50 per favorire le assunzioni al primo impiego, e dei disoccupati di lungo termine.

Sul piede di guerra anche gli imprenditori, che sbandierano i dati di Deutsche Bank secondo la quale il salario minimo costerà ai datori di lavoro almeno 10 miliardi di euro, equivalenti ad un aumento del costo del lavoro dell'1%.

Per non parlare del rischio di un'impennata dell'immigrazione dai paesi dell'Europa dell'est, come Bulgaria e Romania, dove il salario minimo è di un euro l'ora.

La Germania è il ventunesimo dei 28 paesi dell'Unione Europea a dotarsi di una legge per il salario minimo garantito. Tra i sette paesi che ancora ne sono privi c'è l'Italia.