Mentre continua ad infuriare la 'guerra dei poveri' (così come l'hanno ormai chiamata) tra precari del Nord e precari del Sud per le 'rivoluzioni' nelle graduatorie ad esaurimento, un'altra questione particolarmente scottante rischia di alimentare altre polemiche da parte di chi spera di ottenere una cattedra. Parliamo dell'aumento delle ore didattiche che sono state concesse ai docenti di diverse scuole a Pavia, Milano ed anche in qualche località del Sud. In alcuni casi gli insegnanti raggiungono le 22 ore settimanali e tutto ciò provoca inevitabilmente un abbassamento dei numero dei posti disponibili per i docenti precari.
Chi troppo e chi nulla, si potrebbe dire, ma, in fin dei conti, agli insegnanti di ruolo fa comodo lavorare qualche oretta in più per far fronte alla crisi economica e, del resto, i sindacati non possono che trovarsi nella scomoda posizione di intermediari.
Miur, scuola, docenti di ruolo a 20-22 ore, precari a bocca asciutta?
Per esempio, a Pavia la Cgil ha espresso chiaramente il suo NO all'aumento delle ore, sia per rispetto e tutela dei precari, sia per non dare una spinta alle già ventilate proposte annunciate dal sottosegretario Reggi all'inizio del mese scorso.
Anche la UIL ha assunto la medesima posizione, spiegando che, in questo modo, si concede una ghiotta occasione al Ministero dell'Istruzione per aumentare le ore frontali.
La circolare sugli organici che viene rilasciata ogni anno proprio per fornire delle linee guida sulla formazione delle cattedre non consente l'ampliamento dell'orario didattico se non in casi eccezionali, come per esempio, quello di evitare che si creino degli esuberi all'interno dell'Istituto. Tale norma, spesso, non viene rispettata e i precari fanno sentire le proprie ragioni: si tenga, inoltre, presente che le cattedre che prevedono oltre 19 ore settimanali non rientrano più nell'organico di diritto, ma nell'organico di fatto, con la spiacevole conseguenza di sottrarre dei posti ai docenti precari, per quanto riguarda le immissioni in ruolo.
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