Si chiama "assenteismo tattico" il nuovo principio della Cassazione secondo il quale un lavoratore potrà essere licenziato, non solo quando abbia accumulato un numero eccessivo di assenze , ma anche quando queste sono distribuite in modo da apparire organizzate o studiate.

Ebbene sì, adesso il licenziamento sul lavoro può scattare anche quando le assenze "puzzano di malattia progettata"

Il principio della Cassazione è già stato applicato al caso di un lavoratore, il cui licenziamento è stato confermato dopo che la Cassazione ha constatato che questi alternava strategicamente periodi di malattia, ferie e riposi.

Nonostante il numero complessivo delle assenze non avesse superato il limite massimo consentito, la Cassazione ha confermato il licenziamento.

Le continue assenze agganciate puntualmente ai giorni di riposo hanno determinato il licenziamento

Infatti non è bastato che le assenze accumulate non superassero il limite per evitare il licenziamento. Sono state le testimonianze dei colleghi a confermare che il dipendente prendeva due o tre giorni a settimana puntualmente agganciati ai giorni di riposo. Aveva l'abitudine di comunicare le assenze all'ultimo minuto per non destare sospetti e in coincidenza dei weekend o dei turni di notte; creando in tal modo contrasti tra i colleghi e problemi alla ditta, la quale si ritrovava a dover sostituire il dipendente senza un preavviso congruo.

I giudici supremi hanno configurato questo comportamento come facente parte degli estremi dello "scarso rendimento", in quanto il numero delle assenze accumulate superava le 520 ore annuali. Dunque se prima affinchè scattasse il licenziamento era determinante l'aver superato un determinato numero di assenze, adesso anche per assenteismo tattico si rischia il posto di lavoro.

I cambiamenti saranno sicuramente poco rilevanti, ma almeno ci sarà un pò più di disciplina tra i lavoratori, che hanno preso una brutta piega e soprattutto delle brutte abitudini, mancando di rispetto sia ai propri colleghi che al datore di lavoro.