Analisti e progettisti di software, ingegneri meccanici ed energetici, esperti in applicazioni informatiche, tecnici programmatori e tecnici della sicurezza sul lavoro. Sono queste le figure professionali più richieste dal mercato del lavoro attuale. A dirlo è stata la Cgia di Mestre, l'Associazione Artigiani e Piccole Imprese che ha attentamente analizzato i dati venuti fuori da uno studio effettuato negli ultimi mesi dagli analisti in forza al Ministero del Lavoro. Insomma figure professionali di lavoratori introvabili che tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015 potrebbero occupare, se solo si trovassero, la bellezza di 29 mila posti di lavoro.

Tuttavia, vista la scarsità di tali figure professionali, ci sarebbero addirittura 8 mila e 500 posizioni lavorative che rischiano di rimanere scoperte. Un numero spropositato se si pensa alla difficoltà cronica, non solo italiana, nel trovare un impiego più o meno remunerativo. E proprio l'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha lanciato l'allarme: in Italia la disoccupazione ha raggiunto i livelli record del 12,9% mentre quasi un giovane su due, vale a dire il 50%, è precario potendo contare solo su un contratto a termine.

Un mercato del lavoro che dunque è in continua evoluzione. Basta pensare che appena qualche anno fa, all'inizio della crisi del 2009, sempre secondo i dati forniti dalla Cgia di Mestre, le figure più ricercate in ambito lavorativo erano di tutt'altri settori.

In quel periodo la carenza cronica era di infermieri, ostetriche, falegnami ed acconciatori ma anche panettieri, per questi ultimi addirittura 5 anni fa c'erano a disposizione in tutta Italia la bellezza di 520 posti di lavoro.

Tuttavia il disallineamento tra domanda ed offerta è dovuto anche ad altri fattori. Primo fra tutti le condizioni economiche: nei settori ad alta specializzazione spesso non soddisfano i candidati.

Retribuzioni basse, scarse prospettive di carriera e la mancata stabilità concorrono a determinare quella che dagli esperti viene definita come la disoccupazione d'attesa, quel fenomeno per il quale i candidati di valore preferiscono rinunciare nell'immediato nella speranza di ottenere una proposta più vantaggiosa in futuro.