Domenica notte in Umbria, quando i risultati della schiacciante vittoria del centrodestra erano ormai noti, si è capito che l'alleanza di governo è solo un indigesto cartello elettorale. Indigesto per gli elettori Cinque Stelle, ma anche per quelli del Partito Democratico. E così, a meno di tre mesi dalla nascita del Conte 2.0, siamo già ai titoli di coda di un'alleanza elettorale da più parti definita come 'snaturata'. Se per 10 anni si chiede consenso con una sistematica campagna di delegittimazione nei confronti di un partito politico e della sua classe dirigente, ma poi alla prima occasione utile ci si comporta all'opposto di quanto sbraitato nelle piazze, nelle strade e sui palchi di mezza Italia, è quasi fisiologico che chi ti ha votato si senta raggirato.
Questa è la sinossi della storia politica del M5S e del successivo accordo con il Pd.
Di Maio chiude all'accordo con il Pd
Il Governo rimarrà, almeno per un po', al proprio posto. Anche perché dopo il voto umbro c'è ancora più paura di tornare alle urne. Gran parte di chi siede in parlamento, sotto le effigi del centrosinistra e del M5S, ha ormai la certezza che difficilmente tornerà su quegli stessi scranni in caso di voto anticipato. Tuttavia, al netto del masochismo politico, la coalizione giallorossa, almeno nella versione di alleanza elettorale nei territori, sembra finita. E a certificarlo sono stati proprio i leader dei due partiti, Zingaretti e Di Maio.
Il Capo dei 5 Stelle ha parlato di ''esperimento fallito'', mentre il segretario del Pd ha chiaramente lasciato intendere di voler riconsiderare l'alleanza con il movimento di Beppe Grillo nelle Regioni.
Insomma, l'accordo elettorale di Perugia sembra proprio essere stato il primo ed ultimo tango ballato assieme. Nel film di Bernardo Bertolucci, dove la storia con al centro il ballo argentino era però ambientata a Parigi, i due protagonisti, un quarantenne (interpretato da Marlon Brando) e una ragazza di 20 anni (Maria Schneider) si conoscono per caso lasciandosi travolgere in breve tempo dalla passione amorosa.
Un po' come la storia politica recente di Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, ritrovatisi per caso all'interno di una colazione inventata su due piedi, entrambi accomunati da una grande e irrefrenabile passione-obiettivo: stoppare in qualsiasi modo l'ascesa della Lega. Ma vomitare insulti su Salvini non è servito, anzi ha prodotto solo un travaso di bile per Pd, M5S e l'intero governo giallorosso.
Un'operazione maldestra, fino ad oggi, fallimentare. Sembra aver sortito l'effetto opposto visti i risultati elettorali non solo dei legisti ma anche di Fratelli d'Italia che per la prima volta nella sua storia politica ha raggiunto la doppia cifra in termini di consensi elettorali.
Di Maio e Zingaretti, un accordo che non ha convinto gli elettori
Se a questo dramma politico targato Pd-M5S si aggiungono pure le uscite infelici del Premier Giuseppe Conte, che in un sol colpo ha fatto risentire l'Umbria e la provincia di Lecce, e quelle di Beppe Grillo che ha tirato fuori dal cilindro la proposta di privare del voto gli anziani, a quel punto è inutile fare i preziosi; perché tanto si è capito, è tutta bigiotteria.