Sembra finalmente potersi sbloccare la delicata questione dei lavoratori precoci, rimasta in sospeso fin dall'irrigidimento dei requisiti di accesso al pensionamento avvenuto tre anni fa con il Governo Monti. Stiamo parlando di lavoratori che hanno accumulato sulle proprie spalle oltre quattro decenni di versamenti, ma che in molti casi non hanno potuto accedere all'Inps a causa dell'innalzamento del vincolo anagrafico ai 62 anni di età.
Una misura che di fatto ha tagliato fuori dalla copertura previdenziale migliaia di lavoratori, nonostante fossero prossimi al pensionamento. La situazione sembra potersi finalmente sbloccare grazie ad un emendamento recentemente approvato ad opera del PD, con il quale si sarebbe completamente eliminato qualsiasi tetto al pensionamento anticipato legato all'età.
Il pensionamento anticipato dei lavoratori precoci con i nuovi requisiti e l'eliminazione delle penalizzazioni
Se tale provvedimento venisse confermato all'interno della legge di stabilità 2015, i lavoratori precoci potrebbero accedere all'Inps a 42 anni e 6 mesi se uomini o a 41 anni e 6 mesi se donne.
Oltre a ciò, sarebbe da considerare anche l'eliminazione delle penalizzazioni sulla mensilità erogata, che corrispondevano ad una trattenuta dell'1% per ogni anno mancante rispetto ai requisiti formali del pensionamento ordinario, mentre potevano arrivare al 2% se la quiescenza avveniva al di sotto dei 60 anni d'età.
I commenti dell'ex Ministro Fornero all'emendamento del PD: "trovo che sia giusto"
Nel frattempo sulla questione è stata intervistata Elsa Fornero (firmataria della precedente riforma), che si è detta favorevole alle misure adottate per andare incontro alle necessità dei lavoratori, spiegando che trova corretto l'intervento sanatorio qualora si siano trovate le coperture necessarie.
"Trovo che sia giusto" ha affermato con delle dichiarazioni rilasciate all'Adnkrnonos "le riforme varate dal nostro Governo rispondeva a precise emergenze economiche. Oggi queste emergenze non sono più all'orizzonte [...] anche grazie alla mia riforma". L'ex Ministro ha sottolineato come le azioni intraprese nel 2011 dovevano rispondere ad una necessità di salvaguardia nazionale circa la possibilità che stipendi pubblici e Pensioni potessero non venire pagati a partire dal mese successivo; mentre l'attuale contesto, seppure ancora caratterizzato dalla crisi, permette comunque di gestire la questione previdenziale senza le incombenze tipiche di chi si è trovato a "tamponare una situazione gravissima".
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