La parola chiave per poter interpretare la possibile soluzione del problema previdenziale è ironicamente "flessibilità", quella stessa parola che è stata sventolata per rendere più aperto (ma anche maggiormente precario) il mondo del lavoro. Fatto sta che mentre su quest'ultimo punto gli italiani abbiano già imparato da anni ad essere flessibili, la stessa regola non sembra valere per l'agognato momento dell'uscita dal lavoro.

È su questa tesi che si stanno alimentando le ipotesi di riforma dell'Inps, seguendo la falsa riga di quanto affermato negli scorsi giorni dal Neo Commissario dell'istituto di previdenza Tiziano Treu. Lo stesso Cesare Damiano ha ripreso e commentato le parole dell'ex Ministro, spiegando che condivide la necessità di rendere il sistema previdenziale italiano maggiormente flessibile.

Secondo Damiano i temi sono tanti: esodati, Quota 96, opzione donna chiamano a maggiore flessibilità

Se ancora si cercasse un motivo per il quale risulta necessario rendere meno rigido l'accesso alla previdenza, ne potrebbero essere trovati molti altri semplicemente elencando le numerose situazioni di disagio che si sono venute a creare in seguito alla legge Fornero del 2011.

Non vi sono solo gli esodati, ma anche i lavoratori ATA e quota 96 della scuola, le lavoratrici che chiedono la quiescenza con l'opzione donna e più in generale tutti i disoccupati che sono rimasti senza lavoro in un'età troppo giovane per poter ottenere l'accesso all'Inps e troppo avanzata per inserirsi nuovamente nel mondo produttivo. Semplice ed efficace la dichiarazione in merito del Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano: "si tratta di un pacchetto di problemi causati da errori legislativi ai quali va posto riparo, se si vuole perseguire un criterio di giustizia sociale". Un intento che purtroppo negli anni passati si è scontrato più volte con le ristrettezze di cassa e le difficoltà finanziarie incontrate dai Governi che hanno cercato di affrontare il nodo dei lavoratori disagiati.

Resta il fatto che una vera soluzione strutturale ai problemi appena elencati non può che passare da un provvedimento di flessibilizzazione dell'Inps, che consenta di anticipare in qualche modo il pensionamento almeno di tre anni rispetto ai requisiti attuali.

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