"Il sistema pensionistico crea un danno oggi e può determinare problemi drammatici in futuro, mentre il jobs act è l'ennesimo tentativo di dividere il mondo del lavoro attraverso degli slogan. Proveremo a smascherarli di nuovo": sono queste le parole pronunciate da Andrea Brunetti della Cgil, in un suo intervento su Radio Articolo 01 durante il programma "Italia Parla". Il sindacalista riprende una recente pubblicazione ad opera del Censis per spiegare che le regole decise con la riforma del 2011 non provocano una situazione di tensione solo per i lavoratori in età avanzata, ma rischiano di lasciare in stato di povertà anche i futuri pensionati.

Basti pensare che secondo le proiezioni dell'istituto, oltre un sesto dei futuri lavoratori si troverà a vivere il proprio stato di quiescenza con una mensilità previdenziale inferiore alle 1000 €. Ma il problema non si ferma qui, perché bisogna calcolare che la restante parte versa contributi ancora più bassi, oppure non li versa del tutto a causa della disoccupazione e del lavoro nero.

Brunette: utilità del sistema Inps resta di fatto smantellata, troppe differenze nei versamenti

Riguardo all'attuale meccanismo di contribuzione all'Inps, il sindacalista torna a mettere in evidenza le troppe complicazioni del settore, parlando di "universo mondo di contributi completamente diversi", tanto che lo stesso concetto di previdenza resta ormai percepito come privo di utilità, visto che il lavoratore si è abituato a considerare i versamenti pensionistici equiparandoli quasi alle altre imposte sui redditi.

D'altra parte, in Italia ci sono quasi 300.000 giovani che non studiano e non lavorano a cui seguono quasi due milioni di autonomi e collaboratori, che rischiano di trovarsi con Pensioni ancora più basse di chi ha avuto la "fortuna" di trovare un posto fisso.

Pensioni anticipate con Quota 100, restano richieste per meccanismo di flessibilità da parte dei sindacati

Stante la situazione, resta evidente come per i sindacati sia prima di tutto necessario spezzare il blocco del turn over che sta penalizzando ormai da tre anni tanto i lavoratori in età avanzata (che non riescono ad accedere all'Inps) quanto i lavoratori più giovani (che restano tagliati fuori dal mercato, a conferma della soglia di disoccupazione superiore al 40%).

Nella scorsa settimana la Cgil ha inviato una nota chiedendo al Governo Renzi di ripristinare la situazione ante legge Fornero, permettendo la quiescenza dei lavoratori già a partire dai 60 anni di età con 35 di contribuzione, oppure con 40 anni di versamenti indipendentemente dall'età anagrafica. Ma sulla vicenda è intervenuta anche la Cisl, che ha appoggiato informalmente il sistema delle quote più volte proposto dal Presidente della Commissione Cesare Damiano, che ritiene la pensione anticipata con quota 100 (ad esempio 60 anni di età e 40 di versamenti) la soluzione più utile per dare flessibilità al sistema. Purtroppo per saperne di più dovremo aspettare almeno l'inizio della primavera, visto che il Governo Renzi ha spiegato di voler dare priorità alla chiusura del Jobs Act.

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