Si discute ancora di riforma sulle Pensioni, un argomento ormai ripreso più volte senza arrivare ad una soluzione concreta che possa risolvere il problema creato dalle norme introdotte nella precedente Riforma Fornero. Il cosiddetto prestito pensionistico poteva essere una soluzione ma il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Damiano dimostra tutta la sua contrarietà. Da ricordare che il famoso prestito pensionistico, proposto a suo tempo da Giovannini, consiste in una sorta di prestito erogato dallo Stato a favore di quei lavoratori che lasciano anticipatamente il lavoro.

Tale prestito, però, deve essere restituito con delle piccole decurtazioni sull'assegno previdenziale nel momento in cui il lavoratore percepisce l'assegno pieno.

L'ex ministro del Lavoro Damiano, sembra invece molto favorevole al meccanismo delle Quote. Tempo fa, infatti, per garantire una maggiore flessibilità in uscita, Cesare Damiano aveva ipotizzato il meccanismo di Quota 100, ovvero quella possibilità di accedere al pensionamento dopo il raggiungimento di un minimo di 60 anni di età anagrafica e 40 anni di versamenti contributivi, oppure 61 anni di età e 39 anni di contribuzione o ancora, 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi effettivamente versati. Sembra l'ipotesi più accreditata ma nel contempo è anche la più costosa.

Infatti, il sistema di Quota 100 potrebbe comportare per lo Stato un costo che varia dai 2,5 agli 11 miliardi di euro. "In due anni l'unico spazio che si è aperto è quello per le sei salvaguardie degli esodati, senza riuscire ad arrivare ad una misura strutturale che eliminasse le storture della Legge Fornero", ha dichiarato Damiano in una recente intervista sul quotidiano "Il Manifesto".

Il Presidente della Commissione Lavoro, inoltre, è d'accordo a mettere un tetto per reperire i fondi e quindi alzare le pensioni dei più giovani. "L'asticella è a quota 5 mila euro mensili, sommando tutti gli emolumenti pensionistici. Diversamente si andrebbero a colpire i lavoratori che hanno sudato il salario tutta una vita", dice Damiano ricordando anche i risparmi che la Legge Fornero avrebbe comportato dal 2020 al 2050. Come proposto dallo stesso Damiano, quei risparmi potevano essere utilizzati per finanziare la flessibilità. Proposta che è stata più volte bocciata dalla Ragioneria dello Stato.