Dopo i plurimi interventi del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sui temi della Scuola, anche il ministro dell'Istruzione, Onorevole Stefania Giannini ha voluto precisare alcuni punti importanti sul ddl in discussione al Parlamento. Nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano 'Repubblica', il numero uno del Miur ha espresso la propria opinione sul ruolo dei sindacati e sui motivi della protesta dei docenti. L'esponente del governo ha parlato di una parte conservatrice che non vuole la riforma, anche se i sondaggi parlano di un 43 per cento favorevole alla Buona Scuola. Il ministro ha parlato soprattutto di una resistenza culturale portata avanti da tutti quei docenti che non vogliono la valutazione (ormai diventata necessaria) e i test Invalsi, giudicati dalla Giannini, come il miglior test in assoluto.

Giannini: 'Sindacati contro governo come con Jobs Act, è una battaglia politica'

Non è una novità il fatto che il mondo della scuola non voglia il cambiamento, soprattutto se, come nel caso della Buona Scuola, si tratta di un cambiamento radicale nel senso buono, come si affretta a precisare il capo del Miur. I sindacati stanno giocando un ruolo importante, sostenendo la resistenza culturale nella battaglia politica contro il governo: l'onorevole Giannini ci tiene, comunque, a precisare che una parte delle forze sociali, come ad esempio la Cisl, si sta aprendo al dialogo. I sindacati si battono per la scuola come, nel recente passato, hanno fatto per il Jobs Act dove, comunque, il governo ha portato avanti la politica dell'eliminazione del precariato. 

'Mai parlato di assunzioni temporanee e di presidi onnipotenti'

Il braccio destro di Matteo Renzi sulla riforma della Buona Scuola si lamenta del fatto che in piazza si vede un'alleanza tra destra, sinistra conservatrice, grillini e leghisti: in questo modo non si può far altro che pensare che la dimensione elettorale è quella che conta di più. Nessuno ha mai parlato di assunzioni temporanee di soli tre anni, ha precisato il ministro Giannini, così come nessuno ha mai parlato di presidi 'onnipotenti'. Ed ecco che parte l'appello del numero uno del Miur: 'Vogliamo l'autonomia scolastica? Vogliamo la valutazione che ci permetta di sapere a che punto sia l'insegnamento e l'apprendimento? Vogliamo la premialità e il merito, ricompensati anche a livello economico? Lo vogliamo si o no?