"Non penso che serva riformare ancora tagliando le Pensioni, ma si devono ridurre quelle scappatoie che aumentano la spesa, come le pensioni anticipate concesse con generosità o le pensioni di invalidità date in modo relativamente facile": sono le parole dell'ex Ministro del lavoro Elsa Fornero, rilasciate ad un giornalista del quotidiano La stampa in occasione di un'intervista sul tema della crisi in Grecia.

L'analisi tecnica svolta sulla vicenda porta ad evidenziare anche un altro dettaglio, ovvero il fatto che quanto stia avvenendo nella penisola ellenica costituisca "il classico caso [...] di un sistema disegnato in modo da privilegiare chi oggi va in pensione e a penalizzare chi conta di andarci in futuro, ossia i giovani". Di sicuro abbiamo che queste nuove affermazioni sono state velocemente riprese da tutta la stampa italiana, anche perché non hanno mancato di generare un copioso dibattito sulle misure di austerità applicate in campo previdenziale dal Governo Monti nell'ormai lontano 2011. La vicenda resta infatti tutt'ora aperta, visto che in seguito all'inasprimento avvenuto con quella riforma della previdenza si è avuto che da un lato l'Inps è stata resa maggiormente sostenibile, ma dall'altro si sono aperte numerose situazioni di disagio tutt'ora in attesa di una risposta strutturale.

Crisi Grecia, prosegue il testa a testa nei sondaggi sul referendum riguardante le misure di austerità da applicare su pensioni e lavoro

Nel frattempo in Grecia prosegue l'attività di frenetica preparazione al referendum sulle misure d'austerità, con sondaggi che danno le due fazioni contrapposte (a favore o a sfavore) su percentuali molto vicine tra di loro. L'incertezza in questo momento appare massima, pertanto tutti gli analisti mantengono grande cautela riguardo a previsioni sul possibile andamento della consultazione popolare. Il Premier greco Tsipras ha chiesto ai propri elettori di votare per un rifiuto delle attuali condizioni poste dalla Troika, garantendo che questa posizione faciliterà l'attività del Governo nelle contrattazioni in essere con i creditori internazionali.

Ma da Bruxelles arriva un fermo monito sulla possibilità che le trattative possano davvero proseguire costruttivamente qualora i cittadini si esprimano in modo contrario alle proposte di riforma su pensioni e lavoro.

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