"Introdurre un criterio di flessibilità nel sistema pensionistico non è una manovra di corto respiro, ma una politica economica occupazionale. La mia proposta è di andare in pensione a 62 anni, con almeno 35 anni di contributi, pagando una penale dell'8% e sapendo che non tutti i lavori sono uguali". Sono le ultime dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni di giugno 2015 dal Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, riguardo la discussione sui criteri da adottare per flessibilizzare i meccanismi di pensionamento disponibili presso l'Inps.
Dalla Camera e dal Senato sono arrivati negli scorsi mesi diverse ipotesi di flessibilizzazione della previdenza pubblica, a partire dalla già citata quota 97 fino al provvedimento destinato ai lavoratori precoci, che dovrebbe permettere la fuoriuscita dal lavoro con 41 anni di versamenti a coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età e che ora soffrono la tagliola del criterio anagrafico introdotto con la legge Fornero nel 2011.
Riforma della previdenza: dalla minoranza Dem arriva il rifiuto verso il ricalcolo contributivo
Stante la situazione, resta comunque da sottolineare che una decisione definitiva sulla questione appare ancora lontana dall'essere presa, con il Governo che si trova ora a fare da ago della bilancia tra le proposte in arrivo dal Parlamento e quelle del Presidente Inps Tito Boeri.
L'economista è salito a Palazzo Chigi lo scorso 29 giugno per presentare in anteprima il proprio piano di flessibilità previdenziale, prima che questo sia discusso pubblicamente nella relazione annuale dell'Inps prevista per il prossimo 8 luglio. Il punto chiave del dossier dovrebbe essere il criterio della sostenibilità delle misure da adottare sul campo, con Boeri che più volte ha sottolineato in passato la necessità di calmierare le Pensioni per renderle non solo flessibili, ma anche sostenibili: "il contributivo ci consente flessibilità, perché non usarlo?" si è chiesto quest'ultimo nel corso di numero incontri pregressi con le controparti istituzionali.
Un'ipotesi a cui la minoranza Dem sarebbe però fortemente contraria, con lo stesso On. Damiano che a più riprese ha spiegato di ritenere "scoraggiante ed esagerato" il ricalcolo contributivo di coloro che desiderano accedere ai prepensionamenti.
Lavoratori precoci chiedono pensionamento anticipato senza penalizzazioni, resta ipotesi di uscita con 41 anni
A richiedere un meccanismo di uscita flessibile senza penalizzazioni vi sono anche i lavoratori precoci, che con un calcolo contributivo rischierebbero di non poter accedere al pensionamento a causa del taglio troppo elevato sulle future mensilità. Per questa categoria di pensionandi la Commissione lavoro alla Camera avrebbe studiato la possibilità di ottenere la quiescenza a partire da quarantuno anni di età, senza alcuna ulteriore penalizzazione anagrafica o contributiva. Un'opzione che dovrebbe favorire anche la ripresa occupazionale, visto che i giovani stanno sperimentando tassi di disoccupazione superiori al 40% anche a causa del blocco verificatosi nel turn over e dei mancati pensionamenti avvenuti negli scorsi anni.
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