Continua incessante il dibattito sulla riforma del sistema previdenziale in Italia. Dopo la presentazione del pacchetto di proposte da parte del presidente Inps, Tito Boeri, sono 'piovute' forti critiche da diverse parti politiche, le quali speravano che almeno uno dei sistemi flessibili per l'uscita anticipata dal lavoro fosse preso in considerazione dal numero uno dell'Istituto di previdenza più importante d'Italia.
Invece, così non è stato.
Ancora tutto da fare per i cosiddetti 'Quota 96'
Così tutto ancora da fare per quanto riguarda i cosiddetti 'Quota 96', cioè quei lavoratori che, nonostante hanno tutti i requisiti per accedere alla pensione, sono costretti ancora a lavorare a causa di un errore contenuto nella riforma Fornero, normativa approvata dal governo Monti nel 2011 e poi entrata in vigore nel 2012. Sono circa 4mila i lavoratori che aspettano che il governo Renzi si ricordi di loro. Nel frattempo, queste persone, a partire dal prossimo primo settembre, ricominceranno a lavorare, in attesa che l'esecutivo possa, quanto prima, emanare una normativa che risolva la loro problematica.
In realtà si pensava che l'approvazione della riforma della Scuola potesse tenere in considerazione, una volta per tutte, i Quota 96; si sperava, anche, che alcune novità potessero arrivare dalla riforma della Pubblica Amministrazione. Purtroppo, a questo punto, si dovranno attendere tempi migliori per capire con quali risorse economiche apportare quella modifica al sistema pensionistico utile alla risoluzione della problematica.
Si aspettano, purtroppo, interventi negativi per la riforma delle Pensioni
Proprio la mancanza di risorse economiche sta determinando la necessità, da parte del governo Renzi, di effettuare degli interventi negativi al sistema previdenziale, al fine di recuperare quei fondi utili all'applicazione di un successivo sistema flessibile che vada ad abbassare l'età pensionabile.
Tra gli interventi negativi, quelli di più facile attuazione potrebbero essere la cancellazione delle ricongiunzioni onerose e la proroga del metodo sperimentale Opzione Donna con il sistema contributivo al 31 dicembre 2015, secondo quanto riportato dal sito internet pensionioggi.it.
La proroga dell'Opzione dovrebbe avvenire senza costi aggiuntivi per lo Stato
Per ricongiunzioni onerose s'intende la somma di tutti i contributi versati dal lavoratore nelle diverse gestioni. Questo conteggio, secondo le intenzioni del governo Renzi, dovrebbero avvenire senza alcuna penalizzazione, dato che non sono previsti dei costi per effettuare quanto descritto. Anche la proroga dell'Opzione Donna potrebbe essere applicata senza costi aggiuntivi, secondo quanto evidenziato dalla senatrice Manassero, in forza al Partito Democratico.
Infatti, le notizie sin qui giunte, mettono in evidenza che, nel 2004, furono stanziati 1 miliardo e 684 milioni di euro per l'applicazione di questo metodo. Di questi soldi sono stati utilizzati solamente una piccolissima parte; circa 976 milioni di euro sarebbero ancora nelle casse dello Stato per lo sblocco di questa proroga al 31 dicembre 2015.