Flessibilità in uscita per la pensione anticipata: un tema che sta dando filo da torcere al governo Renzi e tanto da pensare -e temere- ai lavoratori e alle lavoratrici. La riforma pensioni 2015, se mai si farà qualcosa ma anche se si rinviasse tutto al 2016, sarà ricordata per l'incoerenza e le contraddizioni dell'esecutivo guidato dall'ex sindaco di Firenze (e “parallelamente” da Pier Carlo Padoan, Ministro dell'Economia e delle Finanze).

Dopo smentite e polemiche, in questi primi giorni d'autunno che precedono i lavori per la Legge di Stabilità riemerge la possibilità di un qualche ritocco alla Legge Fornero, in particolare per i prepensionamenti: una nuova Opzione Donna, necessaria perchè dal 2016 l'età per la pensione di vecchiaia delle lavoratrici aumenterà da 63 anni e 9 mesi a 65 anni e 7 mesi per le dipendenti, a 66 e 1 mese per le autonome, e l'ipotesi di una sorta di Opzione Uomo per i disoccupati vicini ai requisiti per la pensione ma impossibilitati al traguardo per la mancanza appunto di un lavoro. Nel primo caso ci sarebbe una riduzione della pensione, una penalità del 10% circa, nel secondo caso anche ma si studia pure il prestito previdenziale, un anticipo da parte dell'INPS restituito in seguito sempre con una riduzione dell'assegno pensionistico.

Novità pensioni 22 settembre: nuova Opzione Donna con penalizzazione

Pensione anticipata a 62-63 anni di età se si hanno almeno 35 anni di contributi, penalità massima del 10% totale per le lavoratrici che volessero il massimo anticipo possibile (ovvero di tre/quattro anni se si domanda la pensione anticipata a 62, visto che quella di vecchiaia si potrà avere a più di 65/66 anni dal 2016 e a crescere a 67 per il 2019).

Se però l'Opzione Donna originale introdotta con la riforma Pensioni 2004 targata Maroni (governo Berlusconi) prevede un ricalcolo col contributivo che porta ad una riduzione del 25% circa della pensione, in questo caso ci sarebbe una penalità inferiore dovuta all'adeguamento alla speranza di vita.

Appare comunque logico visto che l'Opzione Donna di Maroni, di cui ancora si discute su una proroga al 31 dicembre 2015 (scadenza originaria ma anticipata dall'INPS al 2014 per motivi di calcolo), prevede la possibilità di prepensionamento a 57/58 anni e tre mesi.

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L'ipotesi della flessibilità in uscita per i lavoratori passa anche in questo caso dalla possibilità della pensione anticipata massimo tre anni prima, forse quattro, rispetto all'età per la pensione di vecchiaia che nel 2016 salirà a 66 anni e 7 mesi e in previsione a 67 anni nei prossimi anni. Una Opzione Uomo che, come la nuova Opzione Donna, prevederebbe non il ricalcolo col contributivo ma una penalità percentuale in base all'equità attuariale, cioè al tempo più lungo di percezione dell'assegno.

Una opportunità però solo per chi resta senza lavoro appunto a pochi anni dalla pensione di vecchiaia, come anche un'altra ipotesi a cui sta lavorando il governo Renzi e di cui si discute da mesi: il prestito pensionistico previdenziale per i disoccupati ancora più lontano dal traguardo e con meno requisiti maturati, un anticipo sulla futura pensione da restituire a rate all'INPS in seguito, quando si accede alla pensione definitiva.

Addio definitivo alle ipotesi di pensione anticipata a Quota 97 con penalità al 2% per anno, a Quota 100 senza penalità, e probabilmente a Quota 41 anni di contributi per i lavoratori precoci: una grande sconfitta per Cesare Damiano & Friends.

Gira che rigira, cambiano i termini ma le soluzioni sulle quali si discute sono sempre simili. Si giungerà ad una soluzione o saranno ancora chiacchiere al vento?