Proseguono incessantemente le discussioni intorno ad uno dei nodi attualmente rimasti irrisolti dall'attuale esecutivo ossia l'opzione donna, la soluzione che alle dirette interessate era parsa vicina molte volte, stenta invece ad arrivare. Di "imbarazzante stallo" ha parlato anche l'onorevole Walter Rizzetto, Alternativa Libera, che, indignato per il 'nulla di fatto' su più fronti dal Governo, ha esortato con una missiva il Presidente della Repubblica Mattarella ad agire quanto prima. Affinché si torni a parlare presto di 'buona politica' e si risolvano nella prossima legge di stabilità i drammi previdenziali di milioni di pensionandi (donne, esodati, Quota 96, precoci, quindicenni) che risultano attualmente 'dimenticati' dalle scelte prioritarie del Governo.
Le lavoratrici, dal canto loro, continuano battagliere la loro lotta contro le circolari Inps 'contra legem' che hanno ridotto di oltre un anno i tempi per poter maturare i requisiti richiesti dalla legge 243/2004, congelando di fatto il regime sperimentale al 2014. Di opzione donna si è parlato in modo molto chiaro ieri a 'Mi manda Raitre', ove una lavoratrice, Ida Zautzik, e la sindacalista Fulvia Colombini (INCA Cgil) hanno ripercorso i tratti salienti di tale questione, menzionando anche la class action contro l'Inps di cui si attende la vertenza del Tar il prossimo 6/10.
Chi potrà accedere all'opzione donna dopo il 2015?
Per quanto concerne la possibilità di accedere all'opzione donna anche dopo il 2015 è necessario fare chiarezza, dice la Colombini, presente in studio ieri 30/9 a 'Mi Manda RaiTre'.
Il titolo dell'articolo apparso due giorni fa su 'Il Sole 24 Ore' che cita 'Pensioni, opzione donna anche dopo il 2015' si riferisce, precisa la Colombini, alla possibilità offerta alle lavoratrici che abbiano già maturato i requisiti richiesti alla data del 31/12/2015 (dunque per ora, maturati entro il 2014), di poter comunque continuare a lavorare anche successivamente. Lo scopo sarebbe quello di lasciare libera scelta alle donne che vogliono optare per il regime sperimentale il cosiddetto OD, di poter 'arrotondare' un pochino la pensione, che risulterà altrimenti decurtata del 30%, continuando a versare i contributi.
Se la sentenza del Tar facesse giustizia o se la volontà politica portasse ai risultati sperati prima del 6/10, potrebbero fare domanda anche coloro che attualmente sono escluse pur avendo i requisiti sanciti dalla 243/2004 .
La Colombini ha chiesto al Governo di riaprire al più presto e 'completamente' ad opzione donna eliminando da un lato i 3 mesi di aspettativa di vita e dall'altro i 12/18 mesi relativi alle finestre mobili.
'Nuova' opzione donna, in cosa consisterebbe?
Qualora passasse la nuova proposta di opzione donna, invece, dopo il 2015 i requisiti anagrafici muterebbero al 'rialzo'. Sarebbero infatti necessari 62/63 anni anagrafici e 35 contributivi, sebbene l'assegno dal 30% passasse ad un taglio del 10% moltissime donne si dicono 'indignate' da questa ennesima beffa. Si tratterebbe, dicono le iscritte al gruppo Fb 'opzione donna proroga al 2018', di un ingiustizia tra generi. Perché, si chiedono, con lo stesso montante contributivo vi dovrebbero essere differenze così consistenti (5 anni in più di lavoro) tra le donne che accedono alla quiescenza prima e dopo il 2015? Molto sul fronte opzione donna è ancora da risolvere, si confida che le risposte, attese già da troppo tempo ormai, non tardino oltre ad arrivare.