Il tempo scorre veloce, la legge di stabilità ormai è alle porte. Per l'esecutivo del presidente del consiglio Matteo Renzi  queste che restano, sono le giornate più impegnative per definire gli interventi sulle Pensioni da inserire nella Legge di Stabilità. La palla è nel campo del premier Matteo Renzi; a lui tocca prendere le decisioni finali sulle varie ipotesi che gli sono giunte in questi mesi sul tavolo presidenziale per ciò che concerne le modifiche alla Legge Fornero-Monti del dicembre 2011 sul sistema pensionistico.

Renzi, Poletti e Padoan concordano di rinviare tutto al 2016? Salvaguardati disoccupati e donne

Al fine di addivenire ad una soluzione condivisa e compatibile con le finanze statali, in questi giorni convulsi Matteo Renzi ha incontrato i ministri dell’Economia e del Lavoro, Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti. A quel che si sa, da questi incontri pare proprio che una misura riguardante la flessibilità che possa interessare tutti i lavoratori dovrebbe essere esclusa e rimandata al 2016. Con buona pace di tutti, lavoratori, forze sindacali e forze politiche di maggioranza come di opposizione.

Appare, di contro, molto più probabile che si possa trovare condivisione e sostenibilità economica per categorie più limitate di lavoratori, come le donne lavoratrici ed i disoccupati di lunga data over 55 che hanno più difficoltà di ricollocazione nel mercato del lavoro.

Damiano insiste per l'opzione donna e per gli esodati

Nel contempo la Commissione Lavoro della Camera, presieduta dall'ex ministro al lavoro pieddino Cesare Damiano, per ciò che riguarda la settima salvaguardia degli esodati e la proroga dell’Opzione Donna, ha licenziato un testo che ha raccolto l'adesione di tutti i rappresentanti delle varie forze politiche. Testo che è stato inviato al governo per le opportune valutazioni politico-economiche.

I diretti interessati sperano che possa trovare il consenso e l’approvazione dell'esecutivo.

Avanza nuova proposta, condivisione costi per l'uscita anticipata tra lavoratori e aziende

Intanto si fa sempre più strada una nuova ipotesi per l'uscita anticipata: un accordo per un prestito pensionistico i cui costi dovrebbero essere ripartiti tra lavoratori e aziende, con una percentuale minima di compartecipazione da parte dello Stato. L'asso nella manica dei tecnici governativi, però, potrebbe sempre essere l’uscita anticipata dal lavoro con 63 anni e sette mesi di età e 35 anni di contribuzione con una decurtazione della pensione tra il 10 e il 12%.

Staremo a vedere. I giorni trascorrono in fretta e noi non ci faremo trovare impreparati. Cliccate su “segui”, posto in alto sopra al titolo per essere sempre aggiornati