Scade il prossimo 14 novembre il termine ultimo per presentare emendamenti alla Legge di Stabilità, in Senato. Infatti, dopo la firma del Presidente Mattarella, la manovra finanziaria partorita il 15 ottobre con l’ok del Consiglio dei Ministri è arrivata in Commissione Bilancio per le classiche audizioni e successivamente inizierà la discussione alle Camere, iniziando dal Senato. Sul tema delle pensioni ci si attende una miriade di emendamenti, con proposte di modifiche al testo legislativo della Legge di Stabilità. Tra queste, c’è la quasi matematica certezza che ce ne saranno molte che riguarderanno la salvaguardia esodati, i precoci e tutti quelli che ad oggi, sembrano esclusi da qualsiasi intervento.
Settima salvaguardia, urgono correttivi
Che la settima salvaguardia esodati sia un intervento necessario è riconosciuto da tutti, sia dalla minoranza che dalla maggioranza. Questa ennesima salvaguardia salverà altri 26mila esodati, ma il numero di quelli che sono rimasti ancora oggi senza tutela sfiora i 50mila. Quasi certi quindi gli emendamenti per i quota 96 della scuola, ma anche per i precoci, i cosiddetti quindicenni, i macchinisti ferroviari, gli stagionali e quelli del settore agricolo. Gli emendamenti possono essere presentati da tutti i Gruppi Politici presenti alla Camere e da gruppi misti di almeno 40 Parlamentari. La discussione è apertissima, ma restano sempre in piedi le numerose difficoltà di bilancio che rendono questi correttivi difficilmente ammissibili, almeno per l’immediato futuro.
Ecco i soggetti della Scuola che restano fuori dalla salvaguardia
I quota 96 della scuola sono quegli insegnanti o personale Ata che hanno raggiunto 35 anni con 61 anni di età anagrafica oppure 36 anni di contributi e 60 anni di età alla fine dell’anno scolastico 2012. La Legge, prima della riforma Fornero, consentiva loro di andare in pensione con questi requisiti e così è stato fino all’anno scolastico 2011.
Con la riforma del Governo Monti invece, questa possibilità fu cestinata ed anche coloro che avevano i requisiti, sono dovuti rimanere al lavoro per aspettare i nuovi requisiti che dal 1° gennaio 2016 saranno ancora più aspri. Infatti oggi bisognerà avere 66 anni e 7 mesi di età per la pensione di vecchiaia oppure 41 anni e 10 mesi per l’anzianità contributiva (42 e 10 mesi per i maschi).
In parole povere, un’insegnante nata nel 1952 che sarebbe dovuta andare in pensione nel 2012 (vecchie regole), sarà costretta ad uscire a luglio 2018 con 66 anni e 7 mesi di età, oppure, se ha continuato ad insegnare, ad ottobre 2017 con 41 anni e 10 mesi di contributi. Sono 2.500 le persone che di colpo si sono visti allungare di oltre un lustro la possibilità di andare in pensione, persone che anche con questa finanziaria, non vengono tutelate.