Ad aggiungersi a tutte le polemiche che hanno investito la legge di stabilità 2016 e le misure parziali di riforma delle pensioni in essa contenuta, è quella che riguarda, nello specifico, la conferma del taglio dell'indicizzazione degli assegni pensionistici. In parole povere, sia gli interventi per la proroga dell'opzione donna sia quelli che per l'estensione della no tax area sarebbero pagati dagli stessi pensionati che, nonostante la sentenza negativa, vedranno ancora una volta non indicizzati al costo della vita i propri assegni: con i risparmi si pagheranno appunto gli interventi in materia pensionistica.
Si tratterebbe, insomma, di una mossa politica ancora una volta a ribasso o, come direbbe Di Battista del M5S, una sorta di 'gioco delle tre carte'. Il rappresentante dei Cinque Stelle ha utilizzato questa espressione ieri durante la puntata del talk show DiMartedì, sottolineando come il finanziamento del taglio della tassazione sulla prima casa è dato dall'inserimento in bolletta del canone Rai: lo stesso può dirsi sulla previdenza, ai pensionati si fanno pagare gli interventi sulle Pensioni. In questo senso, è possibile leggere l’affermazione di Mario Monti per quanto riguarda l’intero impianto della legge di stabilità 2016: l’ex Primo ministro ha parlato di ‘populismo strisciante’ e il suo riferimento era, ovviamente, non alla mancata riforma delle pensioni (legata al suo governo e alla Fornero), ma alla decisione di alzare il tetto del contante e di abolire la tassa sulla prima casa a tutti.
Populismo strisciante e battaglie in Parlamento sulla riforma delle pensioni 2016
Il ‘populismo strisciante’ del governo Renzi, secondo Mario Monti, rappresenta una sorta di male endemico dell’Italia: Matteo Renzi ripeterebbe molti errori ‘classici’ della politica italiana, tra cui quello di badare all’elettorato in una chiave errata, e cioè quella di favorire l’evasione fiscale (l’innalzamento del tetto di contante) e i ricchi (mediante l’abolizione ‘populista’ della Tasi sulla prima casa per tutti e non solo per i meno abbienti). In questo senso, è prevista una battaglia in Parlamento, da parte delle opposizioni di ‘sinistra’ e della cosiddetta ‘minoranza dem’, proprio sui questi punti e su alcuni nodi della riforma delle pensioni per il 2016.
In primo luogo, si discuterà della proroga dell’opzione donna ancora imperfetta perché esclude le nate nell'ultimo trimestre del 1957 e del 1958; si discuterà – e a promettere battaglia è il solito Cesare Damiano – sulla questione della settima salvaguardia per gli esodati, che lascia scoperte circa 20mila posizioni; infine, si cercherà di aprire la discussione sulla flessibilità in uscita: il part-time, secondo le opposizioni, si rivelerà un fallimento, pochi lavoratori la sceglieranno e, forse, ancor meno aziende daranno la propria disponibilità. Dal ministro Poletti, intanto, arriva quello che può essere definito il 'solito annuncio': durante un videoforum con laRepubblica ha promesso che la riforma delle pensioni con flessibilità in uscita si farà sicuramente nei prossimi mesi.
Intanto, sull’efficacia della battaglia in Parlamento è tutto da decidersi: al Senato, il governo Renzi non ha una maggioranza forte, ma è anche vero che il premier ha sempre a disposizione la carta della ‘fiducia’, mediante la quale tutti rientrano di buon ordine e si allineano alle scelte del capo del governo.
Difficile, insomma, immaginare, a questo punto, che il testo della legge di stabilità 2016 possa essere emendato in maniera decisiva, soprattutto per quanto riguarda i provvedimenti di riforma delle pensioni. Per non perdere gli aggiornamenti, cliccate su ‘Segui’ in alto sopra l’articolo, ma, soprattutto, vi invitiamo a lasciare la vostra opinione: quale sarà il futuro della previdenza italiana?