Su un dato sembrano essere tutti d'accordo, sia i detrattori della legge Fornero, sia coloro che appoggiano la proposta di Tito Boeri, la più 'strutturale' di tutte, sia coloro che stanno valutando l'opzione del part-time: le misure di riforma delle pensioni 2016 messe in campo dal governo Renzi sono assolutamente fallimentari e poco incideranno sulle reali necessità dei lavoratori e del sistema previdenziale nel suo insieme. La legge di stabilità 2016, intanto, approda al Parlamento e le polemiche sono già molto alte: dalle critiche di Monti che vi vede soltanto una mossa elettorale a coloro che invece invocano una differente idea di welfare state.

Uno degli ultimi interventi è stato quello di Cesare Damiano che, insoddisfatto del part-time, considerata né più né meno una soluzione di ripiego, ha lanciato l'idea di una flessibilità in uscita da sperimentare, magari soltanto per un breve periodo.

Intanto, si è svolta anche l'assemblea generale della Fiom, la quale, sotto la guida di Landini, ha fissato i punti fondamentali della piattaforma da presentare in opposizione al governo Renzi. Il leader della Fiom ha sottolineato che tra i tanti problemi che affliggono l'Italia quelli fondamentali concernono, al momento, la riforma delle pensioni Fornero, i tagli alla sanità e il Jobs Act e nella legge di stabilità 2016 non vi è nulla per 'correggere' tale impostazione: quello che servirebbe all'Italia è un'idea differente di welfare stateche tuteli le fasce più debole della popolazione e che parta dal principio della redistribuzione delle ricchezze.

Sull'altra sponda, invece, campeggia la proposta di riforma Pensioni di Tito Boeri e l'azione di governo di Renzi: il neoliberismo in chiave europea, porta necessariamente ad un taglio dello stato sociale in tutte le sue forme, dalle pensioni alla sanità, passando per il lavoro.

Boeri, Landini e la legge di stabilità: ultime news riforma pensioni Renzi per il 2016

Per comprendere a fondo l'ipotesi di riforma delle pensioni per il 2016 di Tito Boeri, il tanto contestato passaggio al contributivo con possibili tagli che, in determinate situazioni, potrebbero arrivare anche al 20-30%, è necessario cercare di comprendere qual è la linea di politica economica che il governo Renzi, l'Europa e lo stesso Tito Boeri stanno portando avanti.

Il passaggio al contributivo, infatti, produrrebbe sicuramente un terremoto nella previdenza italiana: assicurerebbe da un lato la tenuta dei conti e si presenterebbe come riforma delle pensioni definitiva ("quello che hai versato, quello riceverai"), dall'altro, però, presenterebbe un conto troppo salato a chi vedrebbe ridursi l'assegno, da un momento all'altro, di circa 20-30%. L'Italia è sicuramente un paese che presenta specifici problemi di 'previdenza', nella misura in cui ha uno dei tassi più alti di pendenza (si tratta della percentuale di pensionati a carico dei lavoratori), ma, secondo Landini, è chiaro che la legge di stabilità 2016 è stata molto precisa nel definire la linea del governo Renzi: il taglio della Tasi, che favorisce in misura molto maggiore chi è ricco (le "prime case" in una famiglia molto benestante possono essere anche quattro o cinque, essendo intestate a persone differenti), è incompatibile con interventi sulla previdenza o sul welfare in generale.

In parole povere, bastava tagliare la Tasi soltanto al di sotto di un certo reddito certificato e liberare risorse per le pensioni; se è stato deciso altrimenti è perché il mantra neoliberista dell'Europa, nonostante le 'finte' polemiche, è quello abbracciato dall'esecutivo Renzi. Se riforma delle pensioni 2016ci sarà, potrà essere soltanto a partire dal contributivo di Tito Boeri. L'ultimo intervento di Landini sembra rivelare che la questione non è economica, ma politica: una lotta tra due idee differenti di welfare state. Per aggiornamenti sulla materia previdenziale, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.