Nel 2016 arriveranno i 233 milioni del Fondo di funzionamento ordinario delle scuole destinato a coprire le spese per gessetti, cartucce, carta e tutto l’occorrente per le pulizie e per l’igiene. E’ quanto previsto dalla Legge 107 del 2015: smetteranno, dunque, i genitori degli alunni di contribuire a tutto il necessario con le somme volontarie che vanno da 50 a 200 euro per ogni studente?

Dirigenti scolastici, docenti e genitori sono scettici. Ecco perché.

Ecco quanto la Buona Scuola ha stanziato per il funzionamento degli istituti

Rispetto agli altri anni, i fondi del Governo alle scuole aumenteranno dai 160 milioni del 2015 (110 nel 204, 2013 e 2012) a 233 ma, scrive Il Messaggero, mediamente ogni preside delle ottomila scuole italiane avrà a disposizione una somma di circa 10 mila euro da spendere per il funzionamento del proprio istituto. Un passo in avanti rispetto ai finanziamenti degli ultimi anni. Anzi, addirittura, nel 2010 l’allora ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini annunciò con una circolare che nel 2011 la somma stanziata per il Fondo di funzionamento ordinario era pari a zero.

La somma per l’anno scolastico 2015-2016 sarà stanziata a gennaio prossimo, data la non concomitanza del calendario della Scuola con il periodo di bilancio, e sarà questo il finanziamento che lo Stato destinerà fino al 2021 ogni 12 mesi.

Scuole, ecco perché il contributo volontario non sparirà

I presidi e i docenti sono, comunque, scettici. Agostino Miele, dirigente del Gentileschi di Milano, afferma che sta attendendo da due anni i fondi necessari per gli stage aziendali e fuori Italia. Tra lavagna interattiva, laboratori e altri insegnamenti per le lingue c’è bisogno del contributo statale che è pari a 140 euro per ogni alunno. E Ottavio Fattorini, preside di un liceo scientifico di Roma rincara la dose: “C’è bisogno ancora dei contributi dei genitori perché non sono alternativi ai soldi del Ffo.

Bagni rotti, musei, giardino astronomico hanno bisogno continuo di risorse”.

E’ dunque difficile che le scuole rinuncino ai contributi dei genitori: per farsi un’idea, se in un istituto di mille studenti la metà versa un contributo di 100 euro, la scuola riceve una somma di 50 mila euro, non paragonabili ai 10 mila che il Governo ha stanziato per ciascuna.