Dal 25 novembre cambiano gli orari di lavoro per i medici: fra qualche settimana avverrà finalmente l’attuazione della direttiva europea 93/104/Ce relativa all’organizzazione dell’orario di lavoro, recependo una normativa UE vecchia 20 anni. Come mai solo adesso? I medici ospedalieri sono sempre stati esclusi finora dal provvedimento per volontà dei governi succedutisi finora.

Cosa è cambiato? Qualcuno ha finalmente fatto ricorso facendo aprire una procedura d’infrazione da parte dell’Europa. Ma quali sono le conseguenze?

Ospedale, addio doppio turno dopo la notte

Cosa cambia? Per chi lavora in ospedale, tutto. In primis il turno di notte: basta turni che si protraggono fino al giorno dopo, dopo la notte passata in ospedale bisognerà andare dritti a casa a riposare. Non importa che sia stata una nottata “leggera” o meno, chi lavora di notte dovrà necessariamente riposare prima di iniziare il turno successivo e per ben 11 ore di fila. Una grande conquista se si parla di diritti di lavoratori che ci allinea ai colleghi degli altri paesi europei.

Orari di lavoro medici: quali sono le conseguenze?

Purtroppo però non per tutti la tutela di un diritto così sacrosanto ha la stessa valenza. Per gli ammalati infatti tutto ciò non sarà affatto senza conseguenze, basta fare due calcoli. Il Corriere della sera è il primo a lanciare l’allarme: in un reparto di Ematologia che cura in media 300 nuovi ammalati di linfoma, 80 di mieloma, 50 di leucemia acuta all’anno cui aggiungere trapianti, day hospital per pazienti in chemio e visite ambulatoriali 11 medici bastano a malapena e rimuovendone anche solo due la situazione sarebbe più che insostenibile. Non ci sarebbe più la possibilità di accogliere tutti e trattandosi nel caso di specie di malattie piuttosto gravi, le conseguenze sarebbero altrettanto drammatiche.

Gli ammalati saranno sempre più spesso obbligati a incontrare medici diversi e a raccontare ogni volta la propria storia, le attese si allungherebbero a dismisura.

A chi giova tutto ciò?

Per le associazioni di categoria il problema sarebbe risolvibile incrementando le assunzioni fino al fabbisogno necessario ed il gioco sarebbe fatto. Purtroppo però, non è affatto così semplice. Il nostro paese non ha le risorse per assumere i 20.000 medici in più di cui avrebbe bisogno, come si vede benissimo dagli ulteriori tagli alla sanità fatti proprio con l’ultima manovra finanziaria. A conti fatti viene dunque ragionevole pensare: è giusto che sia la legge a stabilire quanto si può o si deve lavorare? Non è forse vero che non tutti sono uguali e che per diventare dei bravi medici i sacrifici sono necessari? A forse, per una volta in Italia, conveniva lasciare tutto così com’era.