Assunzioni per 5.000 ricercatori e abolizione deltest d’ingresso a Medicina: la Giannini, rientrando da Seul per partecipare alla due giorni universitaria targata Partito Democratico all’Università di Udine, sorprende tutti ancora una volta. Non è la prima in cui si parla del numero chiuso, dopo il sensazionale prospetto di una riforma del test di ammissione “alla francese” presentata lo scorso anno e poi rimandata a data da destinarsi. Tanti furono per l’occasione “i se e i ma” piovuti da ogni parte, studenti compresi. La ministra evidentemente non si lascia scoraggiare e, alla luce delle recenti polemiche relative agli ultimi test, torna sul tema ancora una volta.
Giannini, 5.000 ricercatori stabilizzati nel 2016
"Ai mille ricercatori che saranno assunti con i soldi della Legge di stabilità dobbiamo aggiungere i quattromila del Piano nazionale della ricerca", è questa la notizia più importante che molti professionisti aspettavano da tempo: si tratta di circa cinquemila ricercatori stabilizzati nel 2016 con lo stanziamento di un miliardo di euro e che rimpiazzeranno la drastica perdita di diecimila posti avutasi nell’ultimo quinquennio. Una vera e propria inversione di tendenza sottolinea il ministro, facendo leva sui post laureati “che gli atenei potranno assumere in proprio con la fine dei divieti finanziari”.
Test d’ingresso a Medicina, il ministro di nuovo all’attacco
Questo l’antipasto servito alla conferenza, la grande portata: il numero chiuso del test di Medicina. “Sono stata bloccata la prima volta”, ha detto il ministro, "ma torno a proporvi la fine del test a numero chiuso per l'accesso al primo anno nelle facoltà di Medicina.” Alla base, la rinnovata consapevolezza di un test a crocette quanto mai inadeguato per selezionare i più meritevoli da cambiare al più presto, in virtù di un sistema più efficace e che “non porti orde di ragazzi a sovraffollare le aule di Anatomia”.
Poi, la frecciata alla CRUI, la Conferenza dei rettori che già in passato aveva manifestato il proprio dissenso. “Spero che questa volta ribadisca di giorno quello che dice la notte” ha detto, annunciando successivamente l’intenzione di togliere alle Regioni il finanziamento delle borse spostando tale responsabilità in via esclusiva agli atenei, troppe regioni inadempienti.
Rispolverando il modello “alla francese”?
Insomma, anche quest’anno si torna a parlare di abolizione del test di Medicina. La Giannini sembra più decisa che mai ma molte sono le perplessità sollevate e rimaste insolute lo scorso anno. Perché se da un lato è vero che un test a crocette non può e non deve decretare i migliori, e che non è più sostenibile una situazione per cui ogni anno continuino ad entrare migliaia e migliaia di studenti in sovrannumero grazie ai ricorsi, è altrettanto vero che mancano per il momento serie e concrete alternative. Il modello “alla francese” tanto sbandierato in passato ha già mostrato i suoi limiti e sulla sua reale applicabilità al nostro paese molti sono gli scettici.
Secondo una delle tante formulazioni rimbalzate sui rotocalchi, infatti, questo tipo di accesso a Medicina senza test d’ammissione spalancherebbe le porte delle facoltà di Medicina a tutti gli studenti, ma solo per un primo momento; successivamente, sulla base degli esami sostenuti e della media di questi, verrebbero stilate le graduatorie per determinare chi resta e chi invece sarà costretto a cambiare facoltà. Oggi, ad un anno di distanza, resta da capire a cosa avrà pensato la Giannini in questi mesi. Per rimanere aggiornati, vi invitiamo a cliccare il tasto “Segui” in alto a destra.