Le norme che regolamentano i vari casi conclamati di Bes e DSA sono più di una, in particolare: la Direttiva 27/12/12 e la C.M. n.8/2013. Queste normative stabiliscono in maniera precisa come comportarsi nei casi in cui ci si accorge di alunni con gravi problemi di comportamento (violenza) o di concentrazione. Questi due aspetti, infatti, contribuiscono ampiamente a far diminuire il livello di attenzione e di apprendimento degli studenti. Come comportarsi? La questione è molto ampia ed articolata ma, in linea di massima, esistono diverse strategie regolamentate dalle norme sopra dette.

Il Piano Didattico Personalizzato dovrebbe essere la migliore ricetta per sconfiggere tutti i mali della scuola contemporanea .

Molte famiglie osteggiano il PdP per i loro figli

Il cosiddetto PdP rappresenterebbe per molti Consigli di Classe un vero ‘toccasana’, dato che la predisposizione di tale documento dovrebbe sancire l’inizio di un lavoro personalizzato e interdisciplinare dedicato esclusivamente agli alunni con notevoli difficoltà. In particolare, la stesura e la predisposizione di questo documento dovrebbe tenere conto, per ogni singola disciplina, delle esigenze e dei bisogni educativi dell’alunno attraverso la scelta di tutte quelle misure 'compensative' e 'dispensative' da porre in essere, a seconda della complessità e della gravitò del caso.

In effetti, la predisposizione è subordinata al consenso da parte della famiglia dell’alunno. Il Coordinatore di Classe, infatti, dovrebbe socializzare la segnalazione, emersa durante i C.d.C., ai genitori dell’alunno e gli stessi dovrebbero acconsentire o meno a tale opportunità. Ma con sorpresa, molti insegnanti ricevono risposte negative e atteggiamenti dissenzienti da parte di molte famiglie.

Tanti Coordinatori segnalano strani comportamenti da parte di qualche genitore, il quale, per scarsa informazione o solo per ignoranza e diffidenza, si oppone infastidito alla predisposizione del Piano stesso, ritenendolo 'pregiudizievole' per la vita futura del proprio figlio.

Piano Didattico Personalizzato, un’opportunità per il C.d.C. o lavoro in più?

Dal punto di vista dei formatori le cose sono ben diverse. Infatti, durante i Consigli di Classe emergono due atteggiamenti nettamente contrastanti: il gruppo dei professori favorevoli al PdP, cioè quello formato da insegnanti ben disposti a dedicare qualche ora in più del proprio carico lavorativo, al fine di contribuire al futuro dell’alunno disagiato e la fazione costituita da alcuni insegnanti , più numerosi rispetto ai primi, i quali non ritengono doveroso e opportuno stilare nessun documento, proprio perché, a detta loro, il disagio deriva solo dalla 'svogliatezza' e dalla 'cattiva educazione' ricevuta da parte delle famiglie o da quel poco che rimane delle medesime.

Chiaramente il secondo gruppo, spesso e volentieri, ha il sopravvento sul primo e, quasi sempre, si finisce con il non predisporre una programmazione indispensabile per tutti (docenti, famiglie e alunni). Insomma, l’ostacolo si raggira, ma il problema successivo si presenterà durante le attività didattiche nel corso dell’anno e quando si tratterà di valutare questi alunni problematici, gli insegnanti intraprenderanno due strade, entrambe errate: 1) la valutazione negativa con la non promozione; 2) la promozione alla classe successiva, falsando però i voti o aumentandoli attraverso la ricorrente prassi del cosiddetto voto di Consiglio.