Qualche giorno fa, l’Inpsha pubblicamente dichiarato di aver ordinato alle sedi locali di iniziare la lavorazione delle pratiche di pensione anticipata per le lavoratrici che hanno fatto richiesta di uscita con opzione donna. Se da un lato questa notizia era nell’aria, l’attesa per i risultati è molta perché il numero delle istanze accettate influirà sulla possibile proroga del provvedimento ad altre donne. Infatti a settembre il quadro delle beneficiarie di questo anticipo pensionistico dovrebbe essere completo e solo allora si potrà stabilire se e come ampliare la platea di beneficiarie di questo strumento previdenziale.

Appuntamento a settembre

La Legge di Stabilità ha completato dal punto di vista normativo e regolamentare la vicenda di opzione donna. Il Governo ha chiarito tutti i dubbi e le problematiche interpretative di questo provvedimento. Tutte le lavoratrici che alla data del 31 dicembre 2015 hanno raggiunto i 35 anni di contributi versati ed i 57 anni e 3 mesi di età, hanno la possibilità di fare richiesta di pensionamento. In questo caso, le donne, nonostante abbiano molti anni di contributi che ricadono nel sistema di calcolo misto, devono accettare di farsi ricalcolare la pensione interamente con il sistema contributivo, che in definitiva, significa accettare un assegno pensionistico decurtato di un percentuale oscillante tra il 20 ed il 30%.

Il Governo ha risolto il nodo interpretativo della norma, in relazione alla data di accesso all’opzione. Il 31 dicembre non è da considerarsi come data ultima di decorrenza della pensione, ma come data ultima per raggiungere i requisiti. La Stabilità ha messo a disposizione 3 miliardi di euro per questo provvedimento, cioè una somma che coprirebbe tutte le beneficiarie dell’uscita anticipata che si stima, siano, 36mila.

La cristallizzazione del requisito, cioè il fatto che il diritto maturato non viene perso ma che può essere richiamato anche in futuro, e la penalizzazione a cui saranno soggetti gli assegni pensionistici, sono due fattori che probabilmente ridurranno il numero delle donne che chiederanno di andare in pensione. Per questo, a settembre, quando l’Inps comunicherà i dati di quante donne hanno sfruttato l’opzione, si vedrà quanto si è risparmiato sullo stanziamento e si valuterà la possibile estensione del provvedimento ad altre lavoratrici.

La stima di vita diventa una ennesima beffa per le nate nell’ultimo trimestre

Le lavoratrici più penalizzate da come è stata impostata opzione donna,sono quelle nate nell’ultimo trimestre del 1958, perché nonostante abbiano compiuto i fatidici 57 anni nel 2015, per via dei 3 mesi di aspettativa di vita, si trovano tagliate fuori dal provvedimento. Il problema è che questa stima di vita, ne potrebbe influenzare anche l’eventuale accesso ad estensione approvata. Infatti, dal 1° gennaio 2016, la stima di vita aumenterà di altri 4 mesi e se tutto sarà confermato anche per opzione donna, dai 57 anni e 3 mesi di età, ce ne vorranno 57 anni e 7 mesi. Cosa significa tutto ciò? Significa che per essere imparziale,l’estensione dovrà essere portata a tutte quelle che raggiungono i requisitientro il 31 luglio 2016. Non basterà quindi allungare il provvedimento al 31 marzo, perché le nate nell’ultimo trimestre del 1958 dovranno raggiungere i 57 anni e 7 mesi di età.