Nuova beffa all'orizzonte per i lavoratori precoci. Domenica il premier Renzi è tornato a parlare di Pensioni in occasione del suo intervento a Domenica Live, ospite di Barbara D'Urso. Tra i tanti argomenti affrontati, c'è stato - appunto - anche quello riguardante la riforma previdenziale. Niente promesse stavolta, niente annunci, ma una frase che non è passata di certo inosservata, quella riguardante l'Unione Europea. A questo punto resta difficile immaginare un intervento, in tempi rapidi, da parte dell'esecutivo.

Impegno

Un impegno che dipende, fondamentalmente, dal via libera dell'Unione Europea.

Senza quello, la riforma pensioni - pensiero comune tra i lavoratori precoci - non si farà. Punto. Un'amara riflessione da parte di chi, dopo 40 anni di lavoro, non riesce ad intravedere la luce del meritato riposo, costretto a restare ancora per diversi anni in fabbrica o in qualsiasi altro posto. Con il risultato, piuttosto evidente, dell'impossibilità per i giovani di accedere ad una posizione lavorativa e l'insoddisfazione da parte di chi, per 40 anni, ha versato contributi senza poi ricevere, dopo tutti quegli anni, il via libera per lasciare il posto di lavoro ad un giovane, magari lo stesso figlio, per poi godersi l'assegno previdenziale e le 'ferie' di tutti i giorni. Senza un impegno da parte del governo Renzi, la legge Fornero resterà, per questo e i prossimi anni, la sola interlocutrice per i lavoratori prossimi alla pensione.

E, andando più in là con il tempo, avremo delle situazioni in cui non basteranno nemmeno 44 anni di contributi per avere il diritto alla pensione.

Camusso

Durante un convegno di Farmindustria, il leader della Cgil Susanna Camusso ha ripreso un discorso per la verità mai interrotto ma di cui troppo si è parlato senza poi trovare, nel concreto, una soluzione.

Che la riforma Fornero debba essere cambiata se ne sono accorti un po' tutti. Dai 'pasticci', espressione utilizzata dal premier domenica, agli applausi del ministro Lorenzin, che ascoltava con interesse quanto diceva la Camusso, tutti, da destra a sinistra, sono arrivati alla conclusione forse più logica, ovvero la necessità di rivedere una delle leggi più invise al popolo italiano.

A pesare sulla celerità dell'operazione c'è però il 'disco' rosso dell'Unione Europea, che non vede di buon occhio la flessibilità richiesta, più e più volte, non solo da Cesare Damiano ma anche da Tito Boeri, attuale presidente dell'Inps. Un semaforo rosso che, a conti fatti, resiste da troppo tempo ormai.