La Sentenza della Corte Costituzionale n° 178/2015, resa effettiva con la sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale il 29 luglio, ha obbligato il Governo a sbloccare i contratti dei lavoratori statali fermi da oltre 6 anni a causa del blocco voluto dalla Fornero. Il Governo, recependo le volontà della Consulta e della relativa pronuncia, ha inserito nella scorsa Legge di Stabilità i fondi per dare vita allo sblocco, ma di aumenti di stipendio ancora niente. Tralasciando l’esiguità delle cifre di cui si parla, cioè una decina di euro al mese di aumento, lo sblocco è ancora in alto mare per la questione della riduzione dei comparti delle PA e per il pressing dei sindacati contrari alle cifre messe a disposizione dal Governo.
Altri Tribunali aumentano il danno?
Come dicevamo, a fronte di un blocco di oltre 6 anni, cioè dal Decreto Salva Italia di Monti e dalla sciagurata crisi economica di quegli anni con lo spread altissimo, ai lavoratori il Governo vorrebbe erogare 10 euro al mese di aumento cadauno, o giù di lì. Qualche giorno fa il Ministro Madia ha giustificato i ritardi nell’espletare quella che, dopo la sentenza, sembrava una formalità, accusando i sindacati di ostruire il dialogo. I lavoratori sicuramente si aspettavano di più, anche alla luce del fatto che in alcuni casi, per via di questo piccolo aumento, qualcuno rischia di perdere il bonus di 80 euro perché sforerà il tetto reddituale utile alla sua erogazione.
La questione ha dato vita a polemiche, proteste e numerosi altri ricorsi ad altri Tribunali. Una recente sentenza del Tribunale di Reggio Emilia a cui si sono rivolti alcuni dipendenti, ha confermato l’illegittimità del protrarsi di questo blocco. In parole povere, si continua nell’incostituzionalità sancita dalla Consulta.
Tredici dipendenti pubblici (lavoratori del Tribunale di Reggio Emilia), affiancati dal sindacato Confsal-Unsa, hanno avuto ragione anche sul fatto che i contratti, non vanno sbloccati dal 1° gennaio 2016, cioè con l’entrata in vigore della Legge di Stabilità, ma devono partire dal 30 luglio 2015, giorno successivo alla pubblicazione della sentenza dei giudici costituzionali.
Arriveranno arretrati?
La Confsal-Unsa, fa sapere che il caso del Tribunale Emiliano non è un caso isolato, ma sono ancora in via di definizione almeno altri 80 ricorsi simili in altre sedi. Intanto, la sentenza del Tribunale di Reggio Emilia ha creato un precedente su cui si possono appoggiare altri lavoratori. In definitiva, allo stato attuale delle cose, lo sblocco dei contratti avrà data 30 luglio 2015. Le cifre stanziate dal Governo necessiteranno di un ampliamento perché dovrebbero essere elargiti anche gli arretrati proprio a partire dalla scorsa estate. La questione contratti è ancora in alto mare, nonostante il Ministero abbia incaricato l’ARAN, l’Agenzia per la Contrattazione, di mettere in piedi un tavolo di trattative.
Per i sindacati però, partendo da quelle cifre, nessuna trattativa potrà mai essere avviata. La sentenza della Consulta va rispettata e recepita, ma se è vero che non ha concesso effetti retroattivi per tutti gli anni del blocco, ha confermato come sia stato illegittima la norma. Gli aumenti di stipendi però devono tenere in considerazione l’aumento del costo della vita, l’inflazione che in 6 anni ed oltre, non può essere ridotta a poche decine di euro.