Per molti dipendenti pubblici, travolti dalla rivoluzione della chiusura delle province, il mese di marzo ha segnato un momento molto importante. Infatti è terminata quella che tutti consideravano una fase molto importante della vicenda esuberi, ovvero quella dell’offerta di mobilità, cioè dei posti disponibili nel panorama degli Enti Pubblici. Dal punto di vista numerico nessun problema: i posti vacanti sono superiori ai dipendenti da ricollocare. Il nodo da risolvere è la collocazione geografica dei posti, che potrebbe causare non pochi problemi ai lavoratori che rischiano di doversi trasferire a molti km di distanza dalla loro sede di provenienza.

Offerta di mobilità in maggioranza al Nord

I posti disponibili, come dicevamo, sono in numero superiore ai dipendenti in esubero, che poi sono i lavoratori provinciali, delle città metropolitane e della CRI (croce rossa italiana). La terza fase del processo di riassorbimento era quella destinata a fare un consuntivo su quanti e quali posti fossero liberi per permettere al personale in esubero di trovare collocazione. Per le Amministrazioni Pubblichesonodisponibili 3.205 posti, mentre per la Croce Rossa sono1.911. Se si considera che gli esuberi erano 1.644 per i fuoriusciti dalle province, e 1.869 provenienti dalla CRI, è evidente che questa situazione non provocherà la perdita di lavoro per nessuno.

Entro giugno, tutti gli esuberi dovranno essere reinseriti. Per fare ciò, ai lavoratori, entro 30 giorni dalla pubblicazione dei posti disponibili, è stata data facoltà di scegliere la destinazione più gradita tra quelle in elenco. La problematica è che la maggior parte dei posti disponibili sono al Nord e, dando per scontato che non tutte le scelte operate dai dipendenti potranno esseresoddisfatte, il rischio che qualcuno possa trasferirsi dalla Sicilia alla Lombardia non è campato in aria.

Criteri di ricollocazione

Tutti coloro che non presenteranno alcun ordine di preferenza entro il 9 aprile, saranno collocati d’ufficio secondo i criteri prestabiliti con Decreto Ministeriale del 14 settembre 2015. Lo stesso sarà applicato per i dipendenti che non potranno essere ricollocati dove desideravano. Il primo criterio a cui dovrà attenersi la Funzione Pubblica per assegnare le nuove sedi di lavoro è quello relativo al carattere territoriale, ovvero si dovrà favorire il mantenimento della sede di lavoro più vicina.

Infatti, i posti vacanti nei Comuni capoluoghi di Regione e nelle città metropolitanesaranno assegnati a soggetti provenienti dalle province della Regione di appartenenza. In ordine di rilevanza, saranno considerati casi di invalidità dei lavoratori, le condizioni di salute dei familiari e, infine, la composizione del nucleo familiare con presenza di minori a carico, soprattutto se inferiori a tre anni di età. Ultimo fattore d privilegio nella ricollocazione è l’anzianità del lavoratore.

La vicenda continuerà a far discutere perché, oltre a queste problematiche geografiche, c'è anche la questionestipendi che rischia di alzare un altro polverone. Infatti, se da un lato ai dipendenti ricollocati sarà garantital’anzianità di servizio già maturata, dall'altro la retribuzione rischia di subire degli ammanchi, in quanto è stata assicurata solo la conferma delle voci fisse in busta paga e non di quelle variabili, come buoni pasto, straordinari, festivi e reperibilità, tanto per citarne alcune che formano, spesso, il grosso dello stipendio di un lavoratore.