La Corte Costituzionale ieri 20 luglio 2016 ha pubblicato la sentenza 187/2016, relativa al divieto europeo della reiterazione dei contratti annuali nella Scuola per più di 36 mesi, dando un proprio parere sull'operato del Governo in riferimento alla soluzione prospettata per i docenti e indicando la strada del risarcimento per il personale Ata, escluso dalle immissioni in ruolo, pur avendone diritto.

Ma ora ci si chiede che fine faranno, docenti e dipendenti Ata, non assunti pur avendone diritto?  

Dipendenti con 36 mesi esclusi dalle assunzioni

Dopo il piano straordinario di assunzioni per i docenti previsto nella Buona Scuola (l. 107/2015) non è stato ancora del tutto eliminato il problema di coloro che hanno diritto, in quanto hanno lavorato come docenti con più di 36 mesi,  alle immissioni in ruolo. Si tratta di docenti inseriti in II e III fascia, che da un lato, hanno il diritto all'assunzione, e dall'altro, in teoria non potrebbero più ottenere contratti annuali, secondo tale divieto.

Ad essi si aggiungono i dipendenti del personale Ata, presenti nella graduatoria ad esaurimento. Molti di questi avevano creduto alla promessa di essere assunti fatta dai precedenti Governi, che puntualmente di anno in anno non è stata mantenuta. Negli anni questi si sono ritrovati, a seguito dei tagli ai posti nelle scuole, a perdere le supplenze annuali e poi anche quelle brevi. Un cliché che si ripete per questa categoria di dipendenti, si prevedono le assunzioni, ma poi si tolgono i posti nelle scuole e non si realizzano mai. 

Riguardo al diritto all'assunzione in ruolo dei docenti, la Corte Costituzionale ha riconosciuto al Governo Renzi il merito di aver trovato una giusta soluzione al precariato, evitando d'incorrere nelle infrazioni per aver violato le norme europee, ma la Corte non ha evidenziato un sostanziale trattamento di disparità tra docenti, alcuni sono stati assunti e altri no, per non parlare del personale Ata, per cui non è stato realizzato alcun piano straordinario di assunzioni, pur avendo a oggi su tutto il territorio nazionale migliaia di posti vacanti e disponibili di cui andranno occupati solamente 6 mila, mentre i rimanenti saranno occupati con le supplenze annuali.

E gli altri esclusi dalle immissioni che fine faranno? 

L'Anief, facendo un po' di calcoli, ha dichiarato che sono almeno 80 mila docenti precari, che prestano la loro attività lavorativa come supplenti, su posti vacanti e disponibili dalle graduatorie di istituto, e 40 mila sono gli Ata esclusi dalle immissioni in ruolo, è chiaro per il sindacato che la riforma Renzi è solo un primo passo. Inoltre,  i 10 milioni di euro previsti come budget per i risarcimenti nel comma 132 della Buona Scuola, non sono sufficienti per risarcire tutti gli aventi diritto.

Problema copertura supplenze annuali

Per Marcello Pacifico  "tutti i precari che hanno stipulato 1,5 milioni di contratti nell’ultimo decennio” hanno diritto e al ruolo e al risarcimento, e la via giudiziaria checché se ne dica è, e rimane oggi, l'unica strada per richiedere l'immissione in ruolo, gli scatti stipendiali e tutti i diritti negati ai precari storici.

Al problema del precariato se ne aggiunge un altro, se non si potranno più assumere coloro che hanno già 36 mesi, per coprire i posti liberi delle supplenze annuali, chi occuperà quei posti? Ne chiameranno altri, e tra qualche tempo ci si troverà nella stessa situazione, con il doppio degli aventi diritto?

È un problema che va risolto, non in sede giudiziaria, ma in sede legislativa, sono necessarie altre immissioni per i docenti e gli Ata,  rimasti esclusi,  i posti ci sono e i docenti con i 36 mesi non abilitati, avrebbero dovuto partecipare al concorso, in modo da essere assunti in completo rispetto delle norme per accedere al pubblico impiego, data anche l'importanza del ruolo che i docenti rivestono. A oggi si è deciso diversamente, che ne sarà di questi dipendenti in futuro?