Continuano a restare puntati sulla riforma delle Pensioni i riflettori della politica, dopo che il Governo ha deciso di prendere tempo in merito all'effettivo stanziamento di risorse da destinare al welfare previdenziale. I sindacati sembrano aver accolto questa nuova fase attendista con non poco malumore, anche perché gli incontri avvenuti finora tra i tecnici dell'esecutivo e la piattaforma unificata di Cgil, Cisl e Uil hanno portato solo ad aperture di metodo.

Manca quello che rappresenta l'aspetto più saliente al fine di capire quale sarà (e soprattutto quanto sarà ampio) l'effettivo contenitore del disagio sociale. La misura minima per poter ragionare su un provvedimento sufficientemente inclusivo è stata indicata dalle parti sociali in circa 2-2,5 miliardi di euro. Anche dalla Camera dei Deputati arrivano moniti per uno stanziamento di almeno due miliardi di euro: lo ha ripetuto in più occasioni il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, spigando che le aspettative dei pensionandi sono elevate e che non è possibile deluderle senza pagare un prezzo dal punto di vista politico.

Del resto, gli interventi necessari per riequilibrare il sistema sono numerosi e tutti caratterizzati da una certa urgenza.

Riforma pensioni, gli interventi da inserire all'interno della legge di stabilità 2017

Sullo scenario appena delineato aleggia poi il "fattore tempo". La bozza della legge di stabilità 2017 dovrà essere pronta all'inizio del mese di ottobre, al fine di poter entrare nell'iter di discussione ed approvazione parlamentare. Per allora sarà necessario aver deciso quali saranno i provvedimenti che potranno trovare copertura tra quelli finora discussi con i sindacati. Si va dall'anticipo pensionistico (APE) alle tutele per coloro che hanno svolo lavori usuranti. Vi è poi la questione dei lavoratori precoci, che chiedono di poter ottenere la meritata quiescenza con almeno 41 anni di versamenti.

Da non dimenticare l'intervento correttivo sulle ricongiunzioni onerose, che bloccano fuori dalle tutele Inps quei lavoratori che sono stati già penalizzati da una carriera lavorativa discontinua. Mentre a latere della LdS2017 vi sono da portare avanti anche le cosiddette salvaguardie ed altre azioni di tutela previdenziale, come per il caso dei lavoratori esodati e per il monitoraggio dell'opzione donna. 

Pensioni flessibili, restano ancora molti nodi da risolvere

Se è vero che il tempo avanza inesorabilmente, preoccupa il fatto che la questione appare ancora tutt'altro che conclusa. "Il Governo appare orientato a fissare la nuova età di accesso alla pensione di vecchiaia a 63 anni, rispetto agli attuali 66 e 7 mesi.

Potrebbe essere un buon compromesso" spiega l'On. Cesare Damiano, ma solo a patto di consentire l'uscita "senza penalizzazioni, a partire dalle categorie più disagiate". Restano poi sullo sfondo le altre misure allo studio per coloro che hanno già ottenuto il pensionamento, ma possiedono redditi insufficienti. La sfida è di allargare l'area dei percettori della 14ma mensilità, aumentando contemporaneamente la no-tax area. Riforme per le quali sarà necessario trovare adeguate coperture, ma che per il Parlamentare democratico possono aiutare a rendere maggiormente equo il nostro sistema previdenziale.

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