La 'chiamata diretta' dei docenti scuolanon è partita bene e rischia di finire anche peggio. La notizia più importante riguarda il ricorso al TAR depositato dalle associazioni dei sindacati rappresentativi all'interno del quale si sollevano anche questioni di 'legittimità' costituzionale. Difficile comprendere quale potrà essere la decisione del giudice amministrativo, ma sembra essere certo che non potrà arrivare in tempi brevi. Al momento, resta soltanto la campagna referendaria che, se dovesse andare a buon fine, porterebbe alla cancellazione della norma sulla 'chiamata diretta'.

Nel frattempo, circolano molte voci incontrollate sulla possibilità di licenziamento: occorre su questo punto fare chiarezza e leggere attentamente la normativa.

Le bufale social su licenziamenti e chiamata diretta

Sono molte le 'bufale' o, forse, le ansie materializzate di molti docenti alle prese con la chiamata diretta docenti Scuola. La prima voce da sfatare è la seguente: non è vero che si viene licenziati se non si ottiene l'incarico tramite una 'chiamata' – la normativa (il comma 82 della legge 107/2015) dispone infatti che gli incarichi vengano assegnati d'ufficio (cioè dall'USR) nel caso di mancata presentazione della domanda o di mancata 'chiamata'. La seconda voce recita più o meno così: non è vero che si rischia il licenziamento se dopo tre anni non si ottiene una 'chiamata diretta' – la normativa vigente non contiene assolutamente disposizioni del genere che, in definitiva, andrebbero anche contro il buon senso: per quale motivo il Miur dovrebbe 'licenziare' docenti senza incarico?

Infine, bisogna fare una differenza linguistica e concettuale: il Dirigente Scolastico gestisce gli 'incarichi' non le 'assunzioni' – significa che il docente è sempre assunto (se lo è stato) sia che ottenga l'incaricosia che non lo ottenga. Insomma, si tratta realmente di ansie che si sono cristallizzate in interpretazioni poco conseguenti della legislazione. Dunque, attenzione alle 'bufale'! Per aggiornamenti, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.