La legge 107, al comma 131, recita testualmente: "a partire dal 1° settembre 2016 i contratti a tempo determinato su posti liberi e vacanti non possono superare i 36 mesi anche non consecutivi".

Questa norma è stata introdotta dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea sullo sfruttamento dei contratti a tempo determinato del personale della Scuola con oltre 36 mesi di servizio.

Riguarda sia il personale docente che quello Ata.

Da quanto si è appreso in questi giorni, il conteggio dei 36 mesi dovrebbe avvenire in maniera automatica direttamente sul portale SIDI, cioè il sistema informatico in dotazione alle segreterie scolastiche.

Il comma 131 della legge 107 è stato uno dei punti più contestati dal mondo della scuola, in quanto, superato detto limite, non si potranno più effettuare supplenze annuali a tempo determinato sui posti vacanti e disponibili, cioè su cattedre libere. Così facendo, i precari storici sarebbero tagliati fuori dalle attività di supplenza più importanti.

Questo non vuol dire - come erroneamente affermato - che non si potrà continuare ad insegnare, ma semplicemente che non si potranno più ricevere determinate supplenze, ovvero quelle annuali e su posti vacanti. Si potranno esercitare invece, attività di supplenza temporanee o brevi e saltuarie. Rientrano in questa categoria, ad esempio: le maternità, le malattie o il congedo parentale.

Le intenzioni del ministro Stefania Giannini

Secondo il ministro dell'Istruzione Università e Ricerca Stefania Giannini, il problema non sussiste perché, con cadenza triennale, saranno banditi i concorsi per coprire i posti vacanti. Dato però l'altissimo numero di bocciati nella procedura concorsuale in atto, la preoccupazione dei dipendenti della pubblica istruzione è più che lecita.

L'intenzione del ministero è quella di monitorare, attraverso il portale SIDI, tutte le supplenze assegnate, così da poter immediatamente ricostruire il percorso di ogni singolo docente o personale Ata e non avere problemi con l'obbligo del limite dei 36 mesi imposto dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea ed inserito nella riforma della Buona Scuola.