La partita sulla flessibilità previdenziale si giocherà sul filo dei numeri: la battaglia decisiva è attesa per la giornata di domani, quando l'incontro tra i rappresentanti del Governo e delle parti sociali dovrà produrre un accordo definitivo per la determinazione di risorse e beneficiari dei provvedimenti. Sul tavolo vi sono l'APE (acronimo ormai noto dell'anticipo pensionistico), oltre alle misure di tutela in favore di una vasta platea formata da lavoratori precoci, addetti ai mestieri usuranti, invalidi e da chi si trova disoccupato in età avanzata.
Mentre per chi è già in pensione ci sono da sciogliere i nodi della 14ma e della no tax area. Il costo dell'operazione, per quanto riguarda la sola Ape social, dovrebbe restare entro i 500-600 milioni di euro, una cifra che da sola appare insufficiente per accogliere tutte le richieste delle parti sociali. La soluzione potrebbe quindi essere trovata attraverso un meccanismo di mediazione già applicato in passato al part time agevolato e grazie al quale si costruirebbe un sistema di salvaguardie anche sui costi dell'operazione. Nella pratica, si farebbe ricorso ad una sorta di contingentamento, in modo da evitare che il meccanismo di prepensionamento possa sforare i budget di spesa messi a preventivo.
Pensioni anticipate, APE e lavoratori precoci tra i nodi da sciogliere
D'altra parte, proprio le salvaguardie previste con l'Ape rientrano tra gli interventi che non possono essere ulteriormente procrastinati nel comparto previdenziale. I lavoratori in età avanzata chiedono legittimamente di poter accedere alla quiescenza, avendo vissuto un ingiusto irrigidimento dei requisiti di accesso all'Inps, che in molti casi ha portato anche a situazioni di vero e proprio disagio. Emblematico è il caso dei lavoratori precoci, persone che hanno iniziato a lavorare in giovane o giovanissima età e che ora si trovano impossibilitati al pensionamento nonostante quattro decenni di contribuzione alle spalle. Per queste persone il Governo avrebbe allo studio un bonus contributivo per i versamenti dai 14 ai 18 anni, ma le stime sulle coperture da assegnare all'operazione sembrano aver creato non poche perplessità nei tecnici.
Mentre gli stessi lavoratori ed i sindacati chiedono a gran voce di consentire il pensionamento a partire dai 41 anni di versamenti, senza ulteriori penalizzazioni o altre condizioni in grado di limitare la maturazione del diritto.
Pensioni flessibili: resta da capire come funzionerà il meccanismo di selezione
Stante la situazione, è chiaro che una parte importante potrebbe giocarla proprio il meccanismo di selezione dei lavoratori aventi diritto alle tutele di legge. Se verrà creato un sistema a tagliola, è facile ipotizzare una corsa alle domande di pensionamento non appena il provvedimento sarà pronto all'uso. Una volta esauriti i fondi stanziati anno per anno, coloro che non riusciranno a beneficiare delle tutele pur avendo maturato i diritti potrebbero invece essere dirottati ad una lista di attesa, con la maturazione della quiescenza che passerebbe d'ufficio all'anno successivo.
Una proposta che se non sarà sufficientemente inclusiva, rischia di essere percepita come l'ennesima delusione da chi dovesse restare fuori dalle tutele.
Come da nostra prassi, vi ricordiamo la possibilità di condividere con gli altri lettori del sito la vostra opinione in merito alle ultime novità che vi abbiamo riportato. Se invece preferite ricevere le prossime notizie di aggiornamento sulle pensioni vi ricordiamo di usare la comoda funzione "segui" che trovate in alto, vicino al titolo dell'articolo.