Il tempo delle parole, delle proposte e delle ipotesi è terminato, perché con il varo della Legge di Bilancio 2017, quello che si doveva fare è stato fatto anche per le Pensioni. Nella consueta conferenza stampa di presentazione della manovra finanziaria,il Premier Matteo Renzi ha elencato tutte le modifiche al sistema previdenziale che entreranno a far parte della vita degli italiani dal prossimo anno. Importi, cifre e novità di una mini riforma che, secondo il Governo, consentirà a molti lavoratori di andare in pensione prima e in maniera flessibile.

L’APE vuol dire flessibilità?

Per le pensioni, fino alla vigilia del Consiglio dei Ministri che ha ratificato la Legge di Bilancio 2017, sembravano pronti e disponibili 6 miliardi di euro. Renzi, invece, in conferenza stampa ha spiegato come, all’ultimo minuto, la cifra sia salita a 7 miliardi, sempre nell’ottica di una spesa triennale dal 2017 al 2019. Di questi, 1,9 miliardi saranno investiti nel 2017, che sarà anche l’anno di partenza dell’autentica novità previdenziale partorita dall’esecutivo, l’APE.

Il Premier ha ribadito come, dal 1° maggio 2017, chi vorrà andare in pensione in anticipo potrà farlo attraverso il nuovo strumento dell’anticipo pensionistico,rinunciando a poco meno del 5% per ogni anno di uscita anticipata, rispetto ai 66,7 anni di età che servono per ottenere la pensione di vecchiaia.

Flessibilità:questo l'obiettivo che ha spinto il Governo ad introdurre l’APE, che sarà senza penalizzazioni per le categorie di lavoratori più deboli. Nel comunicato del Governo, infatti, sono state elencate le tipologie di lavoratori che potranno accedere alla cosiddetta APE social.

Si tratta di lavoratori disabili, disoccupati o con parenti di 1° grado disabili, con redditi fino a 1.350 euro al mese.

Per questi soggetti, l’APE sarà a costo zero, con la rata di debito contratta tramite anticipo pensionistico, che sarà pagata alle banche da parte dello Stato. I requisiti necessari-oltre a quelli relativi alla situazione di disagio - sono i 63 anni di età ed i 30 anni di contributi versati. Uno dei punti che sicuramente scateneranno polemiche, è proprio quello riguardante il montante contributivo necessario.

Per l’APE volontaria, che prevede penalizzazioni ed è a completo carico dei lavoratori, ne sono necessari solo 20.

Usuranti, precoci, minime e ricongiunzioni

I soggetti che sono impegnati in lavori gravosi e pesanti che aumentano il rischio di infortuni e malattie nel caso di permanenza al lavoro, dal 2017 potranno lasciare prima la propria attività. La prima via d'uscita è sempre l’APE che, per chi avrà i 63 anni di età con 36 di contributi versati, potrà rientrare nello scivolo dell’APE social.

I lavori usuranti veri e propri, quelli per cui esiste lo scivolo a 61 anni e 7 mesi per via della chiusura del meccanismo delle finestre mobili, potranno uscire con 12 o 18 mesi di anticipo. I dipendenti di aziende che hanno necessità di ridurre o svecchiare il proprio organico, potranno uscire con i requisiti dell’APE volontaria e, in questo caso, parte delle penalizzazioni a cui andrebbero incontro saranno a carico del datore di lavoro.

Vengono eliminate le ricongiunzioni onerose che, per soggetti con carriere discontinue e contributi versati in casse previdenziali diverse, potranno essere riunite (per esempio all’INPS) in maniera gratuita. Per i precoci, vengono eliminate le penalizzazioni per le uscite prima dei 62 anni di età previste dalla riforma Fornero. Allo stesso tempo, viene introdotta la scorciatoia di quota 41 per chi ha un anno di versamenti sui 41 necessariprima dei 19 anni di età, e che risulti con requisiti di disagio simili a quelli previsti per l’APE social.

Sale infine il tetto delle pensioni a cui è erogata la quattordicesima mensilità, che dal 2017 sarà appannaggio dei pensionati con assegni fino a 1.000 euro al mese. La mensilità aggiuntiva salirà tra i 100 ed i 150 euro, in base ai contributi versati, per coloro che già la percepivano.