Il tempo stringe e la Legge di Bilancio deve essere presentata in Parlamento dal Governo. C’è molta attesa sul pacchetto previdenziale su cui si è tanto lavorato negli ultimi mesi e che tanto ha impegnato Governo e sindacati. Le misure sono pronte ma idubbi restano tanti e non riguardano solo le cifre o i possibili beneficiari di sconti e scivoli vari. Un dubbio riguarda i contributi figurativi dal punto di vista della loro validità ai fini del calcolo dei contributi necessari per rientrare tra queste forme di uscita anticipata che entreranno in vigore dall’anno prossimo.

I contributi figurativi saranno validi per requisiti e importi di pensione?

Anticipo pensionistico e precoci

Le due misure più popolari del pacchetto previdenziale di prossima approvazione sono sicuramente l’APE e la piccola Quota 41 per i lavoratori precoci. Si tratta di due misura ben distinte, perché la prima riguarda la pensione di vecchiaia, mentre la seconda quella anticipata. In pratica per l’APE si guarda all’età del futuro pensionato, mentre per la quota 41, ai contributi, da quanto si è iniziato a versarli fino al raggiungimento della soglia necessaria di 41 anni. Per l’APE servono almeno 63 anni di età ed un minimo di 20 anni di contributi. Per i precoci invece, servono 41 anni di contributi, senza limiti anagrafici, a condizione però che si abbiano 12 mesi versati prima del compimento dei 19 anni di età e che oggi ci si trovi in condizioni di disagio per invalidità, problematiche familiari o se si è senza lavoro..

Immaginiamo che oggi, tanta gente sia alle prese con il calcolo dei contributi versati nella loro storia lavorativa per verificare il possesso dei requisiti necessari per lasciare il lavoro.

Non tutti i lavoratori hanno la fortuna di avere un lavoro continuativo e duraturo per tutto l’anno e per molti anni. Esistono soggetti con carriere discontinue o con lavori che si svolgono durante un periodo particolare dell’anno.

Oppure esistono soggetti che hanno problematiche particolari che non consentono loro di avere continuità occupazionale. Malattie, maternità, cassa integrazione, disoccupazione e così via, sono tra i motivi per i quali il lavoratore si trova a non poter svolgere il proprio lavoro e di conseguenza, il datore di lavoro non è obbligato a versargli i contributi.

In alcuni casi meritevoli di tutela, la legge prevede l'accredito per questi periodi dei relativi contributi che vengono definiti figurativi.Questi periodi, nella maggior parte dei casi, vengono ritenuti utili sia fini del diritto alla pensione che della sua misura. Per disoccupazioni, cassa integrazione e invalidità, i contributi sono accreditati d’ufficio. Pe quelli invece di cui l’INPS non ha in mano i dati, perché extra attività lavorativa (militare, maternità fuori dal lavoro), deve essere il lavoratore a chiederne tramite domanda all’Istituto, l’accredito.

Contributi utili e limitazioni

In linea di massima, resteranno in vigore le regole di oggi, cioè che i contributi figurativi sono pienamente validi per calcolare la misura della pensione, ma non sempre per il diritto.Per i 20 anni minimi previsti dall’APE, tutti i contributi sono validi come già oggi funziona per la pensione di vecchiaia.

Per l’anticipata a 41 anni invece conta la storia lavorativa del soggetto. Bisogna segnalare il limite di 5 anni di contributi figurativi accreditabili per chi ha iniziato a lavorare dal 1993. Inoltre, per considerare utili al calcolo questi contributi per le Pensioni di anzianità, come si chiamavano una volta e dove rientrerà lo scivolo di quota 41, sono necessari almeno 35 anni di contributi effettivi. Esistono inoltre paletti in base al sistema previdenziale in cui si sono versati i contributi, cioè il retributivo, il misto od il contributivo. All’INPS il compito, non appena sarà ufficializzata questa mini riforma, di emanare messaggi e circolari chiarificatori di questi importanti aspetti.