Le ultime novità sulle pensioni aggiornate ad oggi 5 ottobre ci riportano le dichiarazioni di Giuliano Poletti in merito alle categorie che beneficeranno dell'Ape Sociale. Non mancano le voci fuori dal coro in merito al pacchetto Pensioni discusso da governo e sindacati nelle ultime settimane, con la svolta che sarebbe arrivata al termine di settembre. Luci e ombre sia sulle risorse destinate all'intero pacchetto, specialmente quelle riferite al primo anno, sia sui lavoratori precoci, per i quali, secondo gli addetti ai lavori, si sarebbe potuto fare di più.

Pensioni, le dichiarazioni di Poletti sull'Ape Sociale

Le ultime notizie sulle pensioni hanno per protagonista il ministro Poletti, il quale ha chiarito che potranno accedere all'Ape sociale coloro che sono disoccupati, senza ammortizzatori sociali, i disabili e le persone che hanno svolto attività usuranti. Null'altro che una conferma, quella del ministro, visto che le indiscrezioni sui beneficiari della variante dell'Ape erano già note (fonte tgcom24).

Inoltre Poletti sottolinea un errore della legge Fornero, l'aver applicato 'in maniera indiscriminato' l'aumento dell'età a tutti, riferendosi, con tutta probabilità, a quei lavoratori che nella loro carriera hanno svolto e continuano a svolgere attività usuranti e gravose (fonte tgcom24).

A questo proposito, va sottolineato il varo della quota 41 anche per chi ha svolto lavori gravosi. Quota 41 non sarà per tutti, come chiedevano i lavoratori precoci, ma soltanto per una esigua platea.

A proposito della definizione delle cosiddette attività gravose, ancora non specificate, in una nota Cesare Damiano, esponente dem ed ex ministro del Lavoro, ha sottolineato come in settimana sia prevista una riunione del tavolo tecnico, finalizzata a stabilire quali siano i lavori gravosi che rientreranno, tra virgolette, nel pacchetto previdenziale, in riferimento a quei pensionandi che dovranno/potranno beneficiare della tanto agognata quota 41.

(fonte cesaredamiano.org).

Nelle ultime ore, infine, è stata fatta luce su un altro aspetto dell'intesa tra governo e sindacati, in relazione alle rivalutazioni delle pensioni. A partire dal 2019 queste saranno più alte, poiché si tornerà al meccanismo previsto dalla legge 388/2000, vale a dire quello che esisteva prima della Riforma Fornero.

Dunque dal 2019 l'indicizzazione resterà piena (100 per cento) per gli assegni fino a 3 volte al minimo. Rivalutazione pari al 90 per cento fra 3 e 5 volte il minimo. Al 75 per cento sopra 5 volte il minimo. (fonte pmi.it).