La Legge di Bilancio ha avuto il via libera della Camera ed è pronta a passare al Senato per l’approvazione definitiva. I lavori hanno subito uno stop per via del referendum, per cui la settimana prossima dovrebbero riprendere ed entrare nella fase decisiva. Prima della conversione in Legge, il DL di Bilancio può essere ancora corretto, e sul pacchetto Pensioni sembra si cerchi ancora qualche limatura al testo originale dell’Ape, che la Camera non ha affatto ritoccato. Il Presidente della Commissione Lavoro, Cesare damiano, pur soddisfatto per gli interventi introdotti in materia di pensioni, spinge ancora per limare alcuni dettagli.

L’Ape social ed i requisiti necessari

L’Ape social, o agevolata, è la versione dell’anticipo pensionistico che prevede che sia lo Stato a farsi carico degli oneri. L'Ape, infatti, è una pensione erogata a partire dai 63 anni di età, ma sotto forma di finanziamento bancario. Una volta arrivati a 66 anni e 7 mesi (età prevista per accedere alla pensione di vecchiaia), gli ex lavoratori dovranno restituire i soldi alla banca. In altre parole, dopo aver ottenuto l'anticipo - che può arrivare ad un massimo di 3 anni e 7 mesi - i pensionati si troveranno una trattenuta mensile sulla pensione, l’equivalente della rata del prestito da restituire, comprese le spese assicurative e gli interessi. Dunque si tratta di una somma da restituire nell'arco di 20 anni.

La versione gratuita, invece, è la forma assistenziale dell'anticipo pensionistico, che può essere richiesta da coloro che svolgono lavori gravosi e rientrano nelle 11 categorie di attività lavorative considerate tali dal Decreto di Bilancio. A costoro vanno aggiunti i disoccupati, i disabili o persone con disabili fiscalmente a carico.

I requisiti di accesso, rispetto alla proposta iniziale, si sono via via inaspriti. Per disabili e disoccupati sono necessari 30 anni di contributi - invece dei 20 inizialmente previsti - che sono ancora validi per l’Ape volontaria.

Inoltre i disabili devono risultare con un grado di invalidità di almeno il 74%. Per i disoccupati, invece, è necessario aver terminato di percepire gli ammortizzatori sociali per la perdita di lavoro, quindi mobilità, Naspi e così via, da almeno 3 mesi.

Per i lavori gravosi, i contributi necessari devono essere almeno pari a 36 anni, ed è necessario aver svolto l’attività considerata gravosa in maniera continuativa per gli ultimi 6 anni prima della presentazione della domanda.

Cosa si vuole correggere

Damiano è tra i promotori di alcuni correttivi al pacchetto pensione e soprattutto all’Ape sociale. In primo luogo, per i lavori gravosi si spinge per abbassare di un anno la soglia di contributi necessari, quindi portarla a 35 anni di versamenti. Inoltre si chiede di eliminare il paletto della continuità negli ultimi 6 anni. L’esempio degli edili è quello che maggiormente evidenzia i grossi limiti posti da questo vincolo. Proprio questa categoria di lavoratori è soggetta a numerose pause per eventi climatici e anche per una tipologia di mestiere che non è costante nell’anno solare: per tutti questi motivi, è difficile che possano maturare il requisito della continuità, necessaria per ottenere l’accesso all’APE social, nonostante rientrino tra le 11 categorie gravose.

Un'ulteriore modifica richiesta, riguarda la valutazione dei contributi utili al calcolo, sia per i 30 anni necessari a disoccupati e disabili, che per i 36 dei lavori gravosi. Nel pacchetto previdenziale dal computo vengono esclusi i contributi figurativi per malattie o disoccupazioni. Damiano spinge affinché anche questi rientrino nel calcolo, facilitando così l’accesso alla pensione per molti soggetti.

Le speranze che gli emendamenti proposti da Damiano vengano accettati sono poche, visti i tempi ristretti (per fine anno la Legge deve essere approvata). Tuttavia, dopo che la Camera ha approvato le richieste su Opzione Donna e ottava salvaguardia esodati, sperare è ancora lecito.