Un pacchetto previdenziale che andava spiegato ai lavoratori, questo in sintesi il documento con cui ieri 21 dicembre, il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano è uscito allo scoperto. Damiano ha spiegato tutto quanto previsto nella Legge di Bilancio che entrerà in vigore l’anno prossimo. Il Presidente ha voluto rimarcare l’operato suo e della sua Commissione, rivendicando il merito di alcuni risultati raggiunti, senza tralasciare però la solita richiesta al Governo, circa alcuni correttivi da predisporre.
Le misure del pacchetto
Migliora il sistema, questo in sintesi quello che ha detto Damiano, anche se ancora non può bastare. È fuori dubbio che sia stato fatto un passo avanti all’indirizzo della flessibilità del sistema previdenziale, con la pensione di vecchiaia che potrà essere percepita in anticipo. Damiano non nasconde la soddisfazione per l’estensione di opzione donna e dell’ottava salvaguardia esodati, il cumulo gratuito esteso anche alle casse professionali e la cancellazione delle penalizzazioni per chi riesce ad andare in pensione prima dei 62 anni.
L’APE è la novità che consentirà un po’ a tutti di lasciare il lavoro prima dei 66 anni e 7 mesi previsti per la pensione di vecchiaia.
La sperimentazione della misura consentirà di valutarne meglio l’impatto per la sua eventuale trasformazione in una misura strutturale. L’APE volontaria prevede il prestito pensionistico, cioè la pensione è erogata dalle banche sotto forma di finanziamento. È altrettanto vero che dopo i 20 anni di ammortamento del prestito, nei quali il pensionato dovrà restituire l’anticipo, la pensione tornerà piena.
L’APE sociale invece risponde alla richiesta di aiuto di molti soggetti senza lavoro, con invalidità gravi e alle prese con lavori logoranti che ne minerebbero la salute in caso di prolungata permanenza. L’APE assistenziale è una misura perfetta per dare una mano agli indigenti, ma ci sarebbero dei paletti da limare.
La continuità lavorativa nei 6 anni precedenti la domanda di accesso all’APE, in attività gravose, rende poco fruibile l’opzione agli edili, tanto per citare una categoria di lavoratori.
Inoltre, 36 anni di contributi sembrano eccessivi così come i 30 per disoccupati ed invalidi. È pur sempre vero che l’APE si rivolge a chi è a 3,7 anni dalla pensione di vecchiaia, che prevede solo 20 anni di contribuzione versata.
I nati nel 1952
Un successo di Damiano è sicuramente la cancellazione del vincolo della continuità lavorativa al 28 dicembre 2011 per consentire di andare in pensione a 64 anni per chi aveva i requisiti per la pensione ante-Fornero. Chiunque al 31 dicembre 2012 aveva raggiunto 35 anni di contributi e 61 di età, o in alternativa 36 di versamenti e 60 di età, potrà lasciare il lavoro a 64 anni e 7 mesi. Per le donne, ancora meglio perché basterà aver completato i 20 anni di contributi per centrare il requisito contributivo.
Non sarà più importante risultare al lavoro prima del 2012 come era stata previsto dalla Fornero. Per Damiano però, vanno cancellati altri vincoli che limiterebbero l’accesso alla pensione a molti soggetti. I contributi utili devono essere tutti e non soltanto quelli da lavoro dipendente del settore privato. Infatti, un paletto che secondo Damiano va cancellato è quello che taglia fuori dal calcolo dei contributi utili (35 o 36 per gli uomini e 20 per le donne) i contributi figurativi come quelli da riscatto, maternità o il servizio militare, cioè tutti i contributi esterni al contratto di lavoro da dipendenti del settore privato. Damiano ha confermato come sarà proposto al Governo Gentiloni di eliminare questo ennesimo vincolo discriminatorio.