Si dice che una rondine non fa primavera; ma i dati sull'assenteismo che arrivano dalla Ragioneria dello stato qualche dubbio lo fanno venire. Secondo un’elaborazione Ansa sul conto annuale del pubblico impiego, le assenze medie dei dipendenti pubblici nel 2015 sono in calo rispetto a quelle dell’anno precedente: si scende a 9,2 giorni di assenza, mentre nel 2014 erano 9,8. Stabili invece quelle in applicazione della legge 104 per i dipendenti con a carico familiari disabili e bisognosi di assistenza (2,1 giornate). Intanto, si avvicina la stretta prevista dal governo per contrastare i fenomeni di assenteismo anomalo.

E cioè quelli che riguardano da un lato le assenze ripetute a ridosso dei fine settimana, al venerdì e al lunedì, e dall’altro la mancata presenza al lavoro in massa, e cioè con un tasso di assenteismo molto maggiore del normale, che fa supporre un'organizzazione creata appositamente a questo scopo. Si tratta di una parte importante del decreto di riforma del testo unico del pubblico impiego, al quale i tecnici del ministero della Funzione pubblica, guidato da Marianna madia, stanno lavorando senza sosta con l’obiettivo di proporlo a metà di febbraio.

Dipendenti pubblici: calano posti e potere d’acquisto

Per il resto, il conto annuale della ragioneria dello stato al 2015 evidenzia un quadro in netta flessione, tra mancati rinnovi contrattuali e blocchi al turnover.

Dal 2007 c'è stata una diminuzione dei dipendenti pubblici del 6,9% con la perdita di 237.220 posti di lavoro. Il numero dei dipendenti pubblici 2015 è pari a 3.192.046 persone, di cui il 31% lavora nella scuola, il 21% nella sanità e il 14,7% fa capo a regioni ed enti locali. Lo stipendio medio nel pubblico impiego è invece a quota 34.146 euro; e tenendo conto dell’inflazione (+13,5%) e dell'aumento della retribuzione media (+7,8%), il potere d’acquisto nel 2015 è sceso del 5,7%, sempre rispetto al 2007.

L’andamento degli stipendi e degli organici ha portato così a una diminuzione della spesa statale a meno di 159 miliardi di euro, una cifra vicina a quella di una decina di anni fa. In più, i dati della ragioneria mettono in evidenza come la diminuzione più sentita dei posti di lavoro abbia toccato regioni ed enti locali; e infatti, come segnala anche Il Sole 24 ore, i comuni stanno chiedendo di ritornare ad assumere.

Dipendenti pubblici: tanti nodi da sciogliere

Oltre alla proposta dei comuni, c’è da gestire la tornata del rinnovo dei contratti; con una serie di incontri informali, le trattative tra ministero e sindacati sono in corso, anche senza la firma del decreto da parte del ministro Madia. Sul piatto ci sono diverse questioni in discussione. Prendiamo ad esempio la gestione del fondo di produttività. Il decreto, dopo averne vietato un’erogazione a pioggia, dovrebbe trasferire la gestione dei criteri meritocratici di suddivisione del fondo alla trattativa dei singoli contratti dei quattro comparti nazionali del settore pubblico (funzioni centrali, funzioni locali, sanità, istruzione e ricerca). E poi c’è il problema della copertura finanziaria degli 85 euro lordi garantiti con la firma dell'accordo tra governo e sindacati il 30 novembre scorso, soprattutto in rapporto all'ultima richiesta arrivata dalla Ue, che vuole una manovra correttiva dei conti pubblici pari allo 0,2% del Pil e cioè da 3,4 miliardi di euro. Insomma, oltre all'assenteismo c'è di più.