Il 1° maggio è arrivato, e le misure previdenziali inserite in Legge di Bilancio, cioè APE e Quota 41, non sono ancora partite, almeno non ufficialmente. I decreti attuativi, annunciati per il mese di febbraio, sono ancora in una fase di stallo. Le misure che dovevano partire nel giorno della Festa dei Lavoratori sono slittate. Intanto sul tavolo della Commissione Lavoro del Senato sono giunte delle interrogazioni che chiedono l’estensione dell'opzione donna.
Niente decreti, niente anticipo pensionistico
I nuovi interventi previsti dalla recente Legge di Bilancio dovrebbero entrare ufficialmente in vigore nelle prossime settimane.
Ci riferiamo, in particolare, alle ormai famose Quota 41 ed APE, sia sociale che volontaria. Le misure, come noto, dovevano essere pronte per il 1° maggio, ma i ritardi nella stesura dei decreti di attuazione stanno allungando i tempi di partenza di questi strumenti previdenziali che interessano una larghissima fetta di lavoratori italiani. Un ulteriore intoppo è dato dai correttivi chiesti dal Consiglio di Stato sull'unico decreto già predisposto e firmato da Gentiloni, quello dell’APE sociale. Per quanto riguarda Quota 41 (pensione anticipata per alcuni precoci), questa è finita nella manovrina correttiva del Governo e, pertanto, non dovrebbe essere necessario ricorrere ad un decreto attuativo per attivarla.
Rispetto al progetto iniziale, sono stati introdotti dei piccoli cambiamenti, inserendo una franchigia di 12 mesi alla continuità lavorativa di 6 anni richiesta ai lavoratori impegnati in attività gravose che rientrano nell’APE sociale o in Quota 41. Nonostante ciò, i decreti non hanno ancora completato il loro iter e, di conseguenza, le misure non possono ancora partire.
Probabilmente si stanno sottovalutando i problemi che potrebbero sopraggiungere in seguito ad un avvio ritardato dei suddetti interventi. Per la scuola, ad esempio, siccome è prevista una finestra unica di uscita per la pensione - fissata al 1° settembre - i problemi potrebbero essere dietro l’angolo. Posticipare ben oltre il 1° maggio la possibilità di inoltrare le istanze di accesso all’APE sociale, mette a repentaglio la situazione di molti lavoratori, tra i quali ci sono le maestre di asilo che rientrano - come attività logoranti - sia nello scivolo per precoci che nell’APE agevolata.
Ipotizzare una risposta dell’INPS alla domanda di certificazione dopo il 1° settembre, non è esercizio di pura fantasia, ma un rischio molto elevato.
Opzione donna estesa?
L’iter nelle Commissioni e nelle aule del Parlamento per le suddette misure, si può dire completato. A questo punto, si attende solo la partenza ufficiale. Ecco perché per il 4 maggio, in Commissione Lavoro del Senato, sono in calendario 4 interrogazioni sul tema opzione donna. Si tratta di richieste provenienti da quasi tutti i gruppi parlamentari, che hanno come obiettivo primario l’estensione dell'opzione donna anche alle nate dopo il 1958. Il regime sperimentale donna, infatti, ad oggi può essere appannaggio di lavoratrici dipendenti che hanno 35 anni di contributi versati alla fine del 2015 e che hanno raggiunto i 57 anni e 7 mesi di età entro il 31 luglio 2016.
Lo scorso anno, quando venne introdotta questa novità, il Governo stabilì che avrebbe attivato un contatore per verificare se le risorse stanziate fossero sufficienti, o se fossero risultate eccessive alla platea di eventuali beneficiarie. Dagli ultimi dati forniti dall’INPS, è emerso che le domande pervenute sono state inferiori rispetto alle attese e, di conseguenza, ci sono ancora delle risorse economiche disponibili. Tutto ciò si è verificato perché il regime donna prevede forti penalità di assegno per le richiedenti, in virtù del calcolo con il contributivo della pensione, nonostante parte dei contributi accumulati fossero nei vantaggiosi sistemi retributivo o misto. I risparmi, come promesso dal Governo, dovrebbero essere riutilizzati per la stessa misura e per la sua estensione ad altre lavoratrici, ovvero coloro che sono nate dopo il 1958.