I decreti attuativi delle nuove misure previdenziali sono pronti e già approvati dal Consiglio dei Ministri, ma manca ancora la conseguente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La domanda di accesso, salvo nuove proroghe, resta fissata al 15 luglio, ma i tempi ristretti per presentare istanza rischiano di diventare solo uno dei problemi della riforma previdenziale e, forse, nemmeno il più grave. Per Quota 41 infatti, i lavoratori scendono di nuovo in piazza a rivendicare le loro istanze, soprattutto alla luce del fatto che, a guardare attentamente la normativa di quota 41, ogni 10 lavoratori che rispetterebbero il requisito contributivo utile all’accesso, ne resterebbero fuori 9 per via degli altri paletti e vincoli messi in campo.

I lavoratori chiedono correzioni sulle condizioni che servono per accedere allo scivolo anticipato.

Limitazioni pesanti

Quota 41 resta una opzione concessa a lavoratori che hanno già raggiunto i 41 anni di contributi con almeno un anno di versamenti prima del diciannovesimo anno di età. Nessun vincolo anagrafico, proprio come per la pensione anticipata che si centra a 42 anni e 10 mesi di età e in relazione alla quale è nata quota 41. Il lato assistenziale e non previdenziale della misura, la rende poco fruibile e difficile da raggiungere. A furia di inserire paletti e limitazioni, la platea di potenziali beneficiari si è notevolmente ridotta, come dimostra l’allarme dei lavoratori che indicano nel 90% la percentuale di lavoratori che resteranno fuori dalla misura.

Il lato assistenziale, dicevamo, perché la misura è una via di mezzo tra un provvedimento a carattere previdenziale ed uno a tema assistenzialistico. Innanzitutto, la misura è appannaggio di disoccupati che da tre mesi hanno un vuoto reddituale figlio della scadenza degli ammortizzatori sociali e del loro ultimo assegno erogato, come lo è la Naspi.

Inoltre, bisogna provenire da una perdita di lavoro esclusivamente per licenziamento e non per scadenza del contratto. Altra connotazione assistenziale è l’invalidità al 74% minimo che risulta requisito di accesso per invalidi o caregivers, cioè quelli che hanno invalidi a carico tra coniuge, figli o genitori.

Gravosi e coperture

La terza categoria di lavoratori precoci a cui è destinata quota 41 è quella di chi è impegnato in una delle 11 attività gravose istituite dal Governo in sede di Legge di Bilancio. Vincolo da rispettare per edili, maestre di asilo e camionisti, tanto per citare qualcuna di queste 11 attività lavorative, risulta la continuità di lavoro in 6 degli ultimi 7 anni prima di presentare istanza. Tutti quelli che, pur centrando i 41 anni necessari (compreso quello precedente i 19 anni di età), che sono alternativamente, disoccupati, invalidi o alle prese con lavori logoranti, se non centrano gli altri vincoli, non potranno accedere alla misura. Esempi concreti di soggetti esclusi possono essere gli edili per quanto concerne il requisito della continuità lavorativa, difficile da centrare in un settore che vede gli addetti, ricorrere spesso alle casse integrazioni ed alle disoccupazioni indennizzate proprio per via di una attività che nasce e muore con la nascita e la chiusura di un cantiere.

Fuori anche i precari, quelli che lavorano con contratti a termine e non con contratti a tempo indeterminato, che vedono la loro attività lavorativa cessare per naturale scadenza e non per licenziamento. Fuori anche i lavoratori che non hanno i requisiti per accedere alla Naspi e che quindi, non centreranno i 3 mesi dall’ultimo assegno di disoccupazione Inps percepito. A questi ristretti vincoli, va aggiunto il problema delle coperture finanziarie delle misure. Le domande verranno accettate fino ad esaurimento risorse messe a disposizione, con il concreto pericolo che le domande fuori budget, verranno posticipate all’anno successivo, quando con la nuova manovra finanziaria verranno destinate ulteriori soldi.

Un altro problema che per qualcuno potrebbe allontanare quota 41, che perderebbe gran parte del beneficio offerto, accorciando il tempo di anticipo offerto rispetto sempre ai 42 anni e 10 mesi della attuale pensione anticipata.