La trattativa sull'aspettativa di vita fra governo e sindacati prosegue. L'ultima proposta presentata da Cgil, Cisl e Uil è di aumentare l'età pensionabile a tutti non di 5 ma di 4 mesi, congelando contemporaneamente le categorie che dovrebbero beneficiare del blocco. La richiesta delle sigle sindacali ha un costo, che si aggirerebbe intorno ai 600 milioni di euro. Dunque, un intervento che richiederebbe uno sforzo ben più maggiore dal punto di vista economico rispetto alla semplice esclusione delle 15 categorie individuate dall'esecutivo per l'eventuale conferma della pensione a 66 anni e 7 mesi.
Intanto, si riapre il fronte dell'Ape sociale.
Aspettativa di vita, sconto di un mese per tutti: la nuova proposta dei sindacati
In pensione a 66 anni e 11 mesi a partire dal 1° gennaio 2019. E' la nuova richiesta che i sindacati hanno presentato al governo durante l'ultimo tavolo tecnico, prima del nuovo incontro con Paolo Gentiloni fissato per lunedì 13 novembre (domani, ndr). Un mese di sconto sui 67 anni previsti dalla Legge Fornero e l'adeguamento automatico dell'età pensionabile legato alla speranza di vita. Il rilancio dei sindacati è importante, anche se 30 giorni in meno rispetto al blocco richiesto nei mesi precedenti appare una proposta simbolica e nulla più.
Un altro dato che emerge dal confronto è il congelamento delle categorie per le quali si configurerebbe il blocco dell'aspettativa di vita. Infatti, Cgil, Cisl e Uil chiedono che la situazione venga presa in carico da una commissione scientifica, basata sulla banca dati di Ministero del Lavoro, Inail, Inps ed eventualmente Ministero della Salute, il cui coinvolgimento è stato caldeggiato nelle ultime ore anche dal presidente Tito Boeri, attualmente alla guida dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.
La strada si preconfigura già da ora tutta in salita. Dal Ministero dell'Economia filtra pessimismo. Il problema, in questo caso, non sarebbe tanto la spesa, quantificata in 600 milioni di euro, quanto il messaggio che l'Italia invierebbe all'Unione Europea e agli investitori, concetto chiave espresso a più riprese nel corso delle ultime settimane.
Per i cosiddetti "tecnici", è di fondamentale importanza non intaccare l'impianto della legge Fornero, tanto disprezzata dalla maggioranza dei lavoratori italiani quanto amata dall'Europa dei burocrati.
Ape sociale e quota 41, accolte 3mila delle 44mila domande respinte
In queste ultime ore è passata quasi inosservata una notizia che invece avrebbe dovuto ottenere un risalto ben maggiore. Parliamo dell'Ape sociale, e dell'accoglimento di sole 3 mila delle 44 mila domande precedentemente respinte. L'esito del riesame dell'Inps ha portato in dote il semaforo verde per l'accesso alla misura previdenziale a soli 3 mila lavoratori. Un vero e proprio flop, se consideriamo che nella prima fase erano state respinte 44.106 domande sulle 65.972 presentate.
In queste, rientrano anche le domande presentate dai lavoratori precoci per quota 41.
I sindacati non ci stanno e hanno chiesto un incontro al ministero del Lavoro e al presidente dell'Inps, dopo quello di fine ottobre, nel corso del quale entrambe le parti si erano assunte l'impegno di riesaminare il maggior numero di casi delle domande respinte. Fra i punti interrogativi che rimangono da sciogliere, una menzione particolare va attribuita alle domande rigettate perché pervenute dopo la data del 15 luglio. Seguono aggiornamenti, sia sull'incontro di domani fra i sindacati ed il premier Paolo Gentiloni che sulla questione relativa alle domande respinte di Ape social e quota 41.