C’è un atto del Governo che era atteso da molti e che negli ultimi mesi ha fatto molto discutere ed è stato argomento centrale dei ripetuti incontri tra Esecutivo e sindacati in materia previdenziale. Era il decreto sull’aumento dei requisiti di accesso alle pensioni che sembrava in procinto di essere posticipato al 2018 ed al nuovo Governo che uscirà alle prossime elezioni. Un decreto che i sindacati in maniera unitaria chiedevano di fermare, per valutare meglio la situazione e per evitare l’aumento dei requisiti previsto fin dai tempi della Fornero.

Come riporta “il Sole24Ore” il decreto è stato pubblicato in Gazzetta ieri 12 dicembre e quindi gli scatti previsti per il biennio 2019-2020 diventano ufficiali. Ma cosa cambia per i pensionati e per quali misure pensionistiche?

5 mesi in più

La Ragioneria Generale dello Stato ha emanato questo decreto in collaborazione con il Ministero del Lavoro e con l’avvenuta pubblicazione in Gazzetta Ufficiale l’atto diventa esecutivo. Dal 2019 i requisiti previdenziali saliranno di 5 mesi come previsto dall’ultima riforma pensionistica di cui si ha memoria, cioè la Riforma Fornero. Un provvedimento quindi vecchio che però necessitava di un decreto dell’attuale Governo per poter essere ufficializzato. Questo decreto non gioverà sicuramente alla popolarità di questo esecutivo, nonostante nella Legge di Bilancio si sia deciso di intervenire su questi aumenti evitandoli per 15 categorie di soggetti, cioè i lavoratori impegnati in attività gravose.

In definitiva, a fronte della variazione della vita media degli italiani, che secondo l’Istat è aumentata durante il triennio che andava dal 2014 al 2016, per la stragrande maggioranza dei lavoratori la pensione, in qualsiasi forma spettante, si allontanerà di altri 5 mesi.

Cosa cambia davvero?

Tralasciando maestre di asilo, infermieri delle sale operatorie, edili e così via, cioè le 11 attività gravose previste per l’Ape sociale, alle quali il Governo adesso ha aggiunto marittimi, agricoli, siderurgici e pescatori, tutti dovranno fare i conti con questo inasprimento.

La pensione di vecchiaia salirà a 67 anni di età per tutti, uomini o donne. Infatti, come già si sa, dal 2018 anche per le donne la pensione sarà centrata con 66 anni e 7 mesi di età, perdendo quell’anno di abbuono previsto fino al 2017. In pratica, per le donne si pederà un anno di pensione nel 2018 ed ulteriori 5 mesi nel 2019.

I contributi necessari, a qualsiasi titolo versati, quindi compresi i figurativi, resteranno 20. L’aumento non sarà caricato per quanti si trovano a poter sfruttarei figurativi la possibilità di uscita a 61 anni e 7 mesi come lavori usuranti o notturni. Altra novità questa perché sembrava certo l’incremento di 5 mesi anche per i lavori usuranti. Anche la pensione di anzianità o anticipata come la Fornero ha ribattezzato aumenterà nel 2019. Si tratta della pensione distaccata dai requisiti anagrafici, quella che fino a dicembre 2018 si percepirà con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Dal 2019 sarà necessario arrivare a 43 anni e 3 mesi, sempre con un anno in meno per le donne.

Salirà anche l’assegno sociale che fino a fine 2017 si percepisce con 65 anni e 7 mesi di età. Nel 2018 soggetti senza storie contributive utili ad altre forme di pensione dovranno attendere 66 anni e 7 mesi di età per l’assegno sociale e dal 2019 anche per loro 67 tondi.