“Avere cura di chi si prende cura” così titola un'iniziativa della UO-EPSA della Asp di Catania avviata il 20 febbraio che prevede corsi sulla sicurezza del lavoro in ambiente domestico e che riguarda da vicino badanti, colf ma anche caregivers. A Treviso invece sono partite iniziative che riguardano corsi di formazione per badanti. Evidente che il lavoro domestico stia aumentando di importanza nel panorama del lavoro in Italia. Un settore adesso dotato di un contratto collettivo da pochi giorni ritoccato per quanto concerne gli stipendi e che ha regole ben precise anche per quanto riguarda i contributi da versare.

Va detto però che il settore risulta dagli ultimi dati Istat di gennaio come quello con il più alto tasso di incidenza del lavoro nero. Le problematiche che accompagnano questa tipologia di lavoro dipendente sono ancora molteplici. I datori di lavoro che non ottemperano a tutti gli adempimenti loro imposti corrono seri rischi e di contro i lavoratori che non si vedono rispettare i propri diritti possono avviare azioni che spesso portano strascichi giudiziari e vertenze al termine del rapporto di lavoro.

I problemi più frequenti

I dati dell’Osservatorio sui lavoratori domestici sono inconfutabili e parlano di una spesa per le famiglie di oltre 7 miliardi all’anno e di una previsione in costante aumento che porterà in una decina di anni le famiglie ad avere bisogno di un 25% di badanti in più.

Sintomo ineluttabile dell’invecchiamento della popolazione italiana. Gli stessi dati però hanno confermato che il 50% dei rapporti di lavoro in essere non sono a norma, per inquadramento e stipendio o sono addirittura in nero. Gli uffici giudiziari del lavoro sono stracolmi di pratiche relative a vertenze dei lavoratori nei confronti dei datori di lavoro proprio per le evidenti problematiche di queste attività.

Si va dalle ferie non sfruttate e non pagate alle ore di straordinario e di lavoro festivo. Spesso a non venire pagata è la tredicesima o ancora più spesso, lo stipendio erogato è inferiore ai minimi previsti dal CCNL. La giurisprudenza ed i casi di cronaca più frequenti tendono a considerare in caso di vertenza il datore di lavoro come soggetto più debole del lavoratore.

In linea di massima, quando si fa vertenza la badante chiede un risarcimento per quanto non è stato ottemperato dal datore di lavoro ed anche nel caso in cui il giudice desse ragione al datore di lavoro che ha presentato testimoni e prove inconfutabili che le richieste del lavoratore erano illegittime, ci sarebbe da pagare una sanzione.

Le regole da seguire

Scrivere quindi un contratto e registrarlo all’Inps anche se nel lavoro domestico non è un obbligo è molto importante in fase di contenzioso. Anche versare i contributi è un obbligo del datore di lavoro e nel caso di versamenti non regolari come scadenze o importi, il datore di lavoro è tenuto al pagamento di una sanzione. Il lavoro nero poi è assolutamente da evitare perché punibile con un'ammenda di 3.000 euro anche per un solo giorno di lavoro non regolamentato fatto svolgere al dipendente.

Altra notizia da sottolineare riguarda il MAV, il bollettino da usare per pagare i contributi INPS. Il MAV comprende solo i contributi previdenziali, quelli per intenderci che riguardano le pensioni future e le prestazioni di disoccupazione. Il CCNL è chiaro nel sostenere che ai lavoratori domestici spettano anche i contributi utili alla Cassa Malattia e nel caso in cui si vanno a richiedere rimborsi a questo Fondo senza che il datore di lavoro abbia provveduto al versamento ci sono anche in questo caso sanzioni. Il contratto dunque va registrato all’Istituto di Previdenza Sociale e questo adempimento che va chiuso entro il giorno precedente a quello in cui il lavoratore inizierà a lavorare, funge da comunicazione anche agli altri Enti, dal Ministero del Lavoro all’Inail.

Anche in questo caso il datore di lavoro non adempiente rischia una sanzione da 200 a 500 euro.

Licenziamento

Se l’assunzione presenta tutte queste problematiche che spesso finiscono davanti ai giudici del lavoro, anche il licenziamento non è da meno. Prima di tutto la comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro va fatta all’Inps entro 5 giorni dall’evento. Solo nel caso in cui il licenziamento sia fatto per cattive condotte o negligenza del lavoratore, lo stesso può essere fatto senza preavviso. I tutti gli altri casi è necessario il preavviso. Va ricordato inoltre che alla fine del rapporto di lavoro al dipendente spetta il TFR, cioè l’accantonamento mensile a titolo di buonuscita, nell’ordine di uno stipendio per anno di lavoro svolto o rapportato ai mesi di effettivo lavoro per periodi occupazionali inferiori all’anno.

Con il TFR vanno liquidate le eventuali ferie mai godute che ricordiamo sono pari a 2 giorni circa al mese. La tipologia del rapporto di lavoro domestico, senza orari precisi nonostante le ultime sentenze abbiano indotto a considerare in 11 ore consecutive il riposo giornaliero della badante, rende sempre possibile arrivare a contenziosi nonostante si presti la massima attenzione in sede di stipula del contratto.