Il Governo prosegue nella sua battaglia contro i privilegi ingiusti. Nelle scorse settimane, dito puntato contro i vitalizi degli ex parlamentari e Pensioni d'oro con importo superiore ai 4000 euro lordi. Ieri, il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha sferrato il proprio attacco nei confronti dei privilegi pensionistici dei sindacalisti, promettendo un intervento del Governo affinché questi privilegi vengano tolti.

Intanto, nelle prossime ore, si riunirà il Consiglio dei Ministri per esaminare il capitolo pensioni in vista della Legge di Bilancio 2019.

Consiglio dei Ministri sul capitolo pensioni: quota 100 resta la priorità

Secondo quanto riferito dal quotidiano 'Il Sole 24 Ore', nelle prossime ore, è in programma un vertice di Governo, all'interno del quale si discuterà certamente delle misure da adottare nella prossima manovra finanziaria per superare la Legge Fornero. Sembra oramai evidente che il Governo non riuscirà a soddisfare tutte le aspettative dei lavoratori, soprattutto a motivo dell'assenza di risorse economiche sufficienti.

Sempre secondo quanto riportato dal quotidiano economico di riferimento, il Governo avrebbe intenzione di mettere in preventivo uno stanziamento di 5 miliardi di euro alla voce 'pensioni', una cifra che sarebbe sufficiente per aprire le porte a Quota 100. Una cifra che permetterebbe, secondo le stime dell'economista Alberto Brambilla, di poter introdurre la nuova misura ma vincolandola a requisiti come i 64 anni di età anagrafica e i 36 di contributi: una quota 100 che andrebbe, ancora una volta, a penalizzare tutti coloro che hanno cominciato a lavorare in età giovanissima, i cosiddetti 'precoci', e che, al contrario, permetterebbe a chi ha meno contributi di poter accedere alla pensione. La speranza è che il Consiglio dei Ministri possa riesaminare questo percorso in considerazione del forte grido di protesta lanciato dai lavoratori.

Vedremo se la cifra di 5 miliardi di euro, indicata in queste ultime ore, potrà ancora essere elevata per permettere l'introduzione di quota 41 (o quota 42), che consentirebbe l'uscita pensionistica a prescindere dall'età anagrafica.

Di Maio contro i privilegi dei sindacati

Intanto, il ministro del Lavoro, Di Maio, come anticipato poc'anzi, ha assunto una presa di posizione decisa contro i privilegi dei sindacalisti. Il leader del Movimento Cinque Stelle ha giustificato tale intervento con quanto esplicitamente contenuto nel contratto di Governo gialloverde in merito all'eliminazione di tutti i privilegi, dalle auto blu, ai vitalizi. Tutto ciò che costituisce un privilegio va eliminato in modo da restituire ai cittadini l'uguaglianza tra ciascuno di loro, oltre ad evitare che si possa creare un danno alla finanza pubblica e alle tasse dei cittadini.

Di Maio ha puntato il dito, soprattutto, verso i cosiddetti 'incrementi anomali non giustificati', ovvero quegli aumenti delle retribuzioni dei sindacalisti che non trovano riscontro in variazioni verificate dei loro incarichi.

Ancora una volta, entra in gioco l'impronta 'populistica' del Governo Lega-M5S, sempre più orientato a combattere i privilegi ingiusti per accattivarsi il consenso di tutti coloro, tanti, troppi in verità, che fanno fatica ad arrivare a fine mese o che addirittura un lavoro non ce l'hanno. Se da una parte i tagli ai privilegi sono apprezzati dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani, dall'altra, però, è necessario attuare una riforma pensioni che vada ad aiutare concretamente chi fa fatica ad arrivare a fine mese o chi, come molti pensionandi, non riescono ancora ad accedere alla pensione a motivo degli odiosi paletti imposti dalla Legge Fornero. E' bene che l'esecutivo Conte non lo dimentichi.