Continuano i lavori per la nuova Legge di Stabilità che entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2019. Il Governo giallo-verde, infatti, ha aperto alla possibilità di introdurre il meccanismo di quota 100 a partire dai 62 anni di età anagrafica con un minimo di 37 anni di versamenti contributivi.

Il Governo studia l'uscita con 37 anni di contributi

Appare ormai certo che il sistema delle quote verrà inserito nella Legge di Bilancio ma l'esecutivo sta ancora studiando le varie combinazioni al fine di rendere un'uscita più flessibile rispetto alle rigide norme dettate dalla precedente Riforma Fornero e tutelare i conti pubblici.

Difatti, la quota 100, tanto sbandierata dalla Lega, comporterebbe un onere pari a 8 miliardi di euro; una cifra che potrebbe salire fino ai 20 miliardi nel 2020. Molte sono le proposte avanzate nei giorni scorsi riguardanti le possibili combinazioni da introdurre per accedere al beneficio.

Gli esperti della Lega hanno ipotizzato un'età minima pari a 65 anni unitamente ai 35 anni di versamenti contributivi; un'ipotesi che potrebbe consentire il pensionamento di circa 495 mila lavoratori e che potrebbe costare circa otto miliardi. Si tratta però di una cifra piuttosto ingente, considerando anche il fatto che occorrerebbero altre risorse aggiuntive per finanziare misure come la flat tax e il reddito di cittadinanza.

Secondo quanto riportato dal Messaggero, il Governo Conte è ancora a lavoro sull'uscita a partire dai 62 anni di età anagrafica accompagnati dai 37 anni di contributi: una proposta che garantirebbe una copertura previdenziale a circa 410 mila lavoratori. La Lega, invece, preme sull'ulteriore abbassamento dell'asticella a 36 anni: con tali requisiti il numero dei potenziali beneficiari salirebbe a circa 450 mila.

Con la nuova ipotesi allo studio dell'esecutivo, le uscite anticipate riguarderebbero per il 60 % i lavoratori appartenenti al settore privato mentre il restante 40 % sarebbe costituito da lavoratori del pubblico impiego.

Uscita a 37 anni favorevole per le donne

Sempre secondo quanto riferisce Il Messaggero, a godere della misura potrebbero essere anche le lavoratrici nate nel 1953 che nel 2011, a causa delle rigide norme della Legge Fornero, hanno dovuto rinviare l'uscita di sei anni.

Difatti, anche questa categoria di lavoratori potrà andare in pensione dopo aver maturato almeno 37 anni di contribuzione. Resta ancora sul tavolo, invece, l'ipotesi riguardante la riduzione della soglia contributiva per la pensione anticipata a prescindere dall'età anagrafica: a partire dal 2019, infatti, saranno 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 e 3 mesi per le donne.