Negli ultimi dieci anni sono stati 2 milioni i lavoratori andati in pensione e ai quali l'Inps ha dovuto versare un assegno di circa 2000 euro lordi al mese. Ogni anno sono stati collocati a riposo circa 200 mila lavoratori tra dipendenti privati, parasubordinati e pubblico impiego. Solo con la legge Fornero si è avuto un ribasso sulle statiche vigenti, ma nel 2017 c'è stato un rialzo con 224.329 assegni liquidati.

Il totale di pensionamenti ha al suo interno la platea di lavoratori che è andata in pensione con 42 anni di contributi versati, ma negli anni passati ci sono stati lavoratori che sono stati collocati a riposo con "soli" 35 anni di contributi, senza contare l’ondata recente dei cosiddetti “esodati” che hanno ottenuto una delle otto salvaguardie post riforma 2011. Si tratta di lavoratori che hanno Pensioni frutto di carriere senza buchi di versamenti e assegni calcolati con il vecchio metodo retributivo. Non da meno bisogna tenere in conto che chi ha versato 41 anni di contributi ed ha iniziato a lavorare prima dei diciotto anni, i cosiddetti precoci, potrà potenzialmente uscire dal mondo del Lavoro nel 2019.

Pensioni: quota 100 e quota 41

Le stime per le casse dell'Inps nel 2019 non sono delle più floride: si stima che 376 mila lavoratori dovrebbero accedere alla pensione e che più della metà potrebbe beneficiare di un assegno calcolato interamente con il metodo retributivo, ovvero il più oneroso. L’ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), l’authority sui conti pubblici costituita nel 2014 a valle del fiscal compact ha stabilito che saranno invece circa 437 mila lavoratori che nel 2019 dovrebbero uscire dal mondo del lavoro. I calcoli dell’Upb stimano oltre 620 mila lavoratori che l'anno prossimo potrebbero accedere alla pensione, inclusi i precoci ovvero coloro che avendo fatto più di un anno di impiego prima dei 19 anni possono beneficiare della famosa quota 41.

Quest'ultima consentirebbe a chi ha versato almeno 41 anni di contributi e che ha iniziato a lavorare in giovanissima età di accedere alla pensione.

I numeri del pensionamento e assunzioni giovani

Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore si stima che circa il 60% dei pensionamenti dovrebbero arrivare dal settore privato, mentre il restante 40% sarebbe dovuto all'uscita del mondo del lavoro dei dipendenti pubblici. Il governo, tra i cui i vicepremier Di Maio e Salvini, auspicano che la messa a riposo di oltre 600 mila lavoratori possa garantire l'assunzione di altrettanti giovani, facendo così diminuire la disoccupazione. In disaccordo con queste affermazioni si è detto Tito Boeri, presidente Inps, asserendo che: "Uno non vale uno" e che quindi non sarà facile per gli imprenditori sostituire lavoratori esperti con giovani ancora da formare.