Chi vorrà riscattare la propria laurea potrà farlo versando dei soldi all’Inps con la massima flessibilità. L’unico svantaggio in tutta questa operazione consisterà nel fatto che l’assegno pensionistico sarà leggermente più basso. Queste, in breve, le misure contenute nella nuova riforma Quota 100 in via di definizione.
Inps, riscatto meno oneroso degli anni di università per andare prima in pensione
Stiamo parlando dei lavoratori che sono entrati nel mondo del lavoro a partire dal 1996, quindi la loro pensione verrà calcolata attraverso il sistema contributivo.
Questa possibilità, come riportato da alcune fonti giornalistiche, è contenuta tra le misure predisposte dal governo a proposito del nuovo meccanismo sulle Pensioni anticipate, parte integrante della tematica definita con l’acronimo Quota 100.
Tale misura, prossima ad essere predisposta dai tecnici del governo giallo verde, pone l’accento sul termine flessibilità, in quanto il lavoratore avrà la possibilità di decidere autonomamente la rata da versare all’Inps per commutare gli anni universitari in lavorativi. Si potranno quindi riscattare in maniera onerosa gli anni di frequenza universitaria (solo 4 o 5 anni) necessari al raggiungimento del titolo di laurea. L’unica nota stonata di questa misura sarà rappresentata dal fatto che l’importo del futuro assegno di quiescenza sarà più basso rispetto a chi, invece, decide di non avvalersi della medesima prerogativa.
Pensioni Inps, Quota 100 rende più flessibile e meno oneroso il riscatto della laurea
Chiaramente, spetta al futuro pensionato decidere di aderire o meno a questa possibilità prospettata dalle norme contenute nella nuova riforma Quota 100. Resta il fatto comunque che tale decisione permetterà al lavoratore di andare in pensione quattro o cinque anni prima (in base alla durata del corso di laurea frequentato) rispetto a quanto previsto dalla normativa attualmente in corso di definizione.
Come in tutte le cose, insomma, c’è un prezzo da pagare; in questo caso, rappresentato appunto dal costo dell’importo del riscatto degli anni universitari anzidetti.
Le differenze economiche tra il sistema attuale e quello offerto da Quota 100
Riscattare oggi, con il sistema pensionistico attuale, gli anni di università diventa eccessivamente costoso e quasi impossibile per chi lo vuole.
Il lavoratore dovrebbe versare all’Inps in termini di contributi una cifra assolutamente sbalorditiva. Si parla di somme dell’ordine di decine e decine di migliaia di euro. Un esempio calzante dà l’idea di come si farebbe presto a rinunciarvi: una donna con 40 anni di età, con 11 anni di lavoro alle spalle e con un reddito lordo pari a 36mila euro, pagherebbe 65.000 euro per il riscatto dei suoi anni dedicati all'ottenimento della sua laurea.
Con la nuova opzione definita appunto ‘riscatto flessibile’ e contenuta nella nuova riforma pensionistica della Quota 100, la stessa lavoratrice potrà riscattare la propria laurea con poco più di un decimo di quello che pagherebbe oggi. In particolare, la lavoratrice dell’esempio precedente guadagnerebbe 4 o 5 anni di contribuzione sui contributi del proprio stipendio a vantaggio di un’uscita anticipata dal mondo del lavoro e pagando solamente circa 10mila euro in totale. Il suo assegno mensile di pensione, come detto precedentemente, sarà però minore rispetto a chi non decide di optare per il riscatto.