Ieri quota 100 è divenuta legge di Stato. Ad annunciarlo sono stati il ministro dell'Interno Matteo Salvini e il sottosegretario al lavoro Massimo Garavaglia, durante una conferenza stampa alla Camera. Questa riforma previdenziale fortemente voluta dal leader del Carroccio per superare la legge Fornero (che rimane comunque attiva). L'adesione a quota 100 è del tutto volontaria.
Le domande pervenute fino ad oggi, 30 gennaio, per aderire a questa riforma del sistema previdenziale, sono 1000. La possibilità di aderire è aperta sia ai dipendenti sia pubblici sia privati.
I requisiti cardine della riforma
I requisiti di quota 100 permangono: per accedere alla stessa è necessario avere almeno 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contributi versati. L'adesione è fatta in forma volontaria da ogni singolo lavoratore. Le modalità di invio della domanda si articolano su più fronti: è possibile fare richiesta tramite il sito Inps (per potervi accedere serve essere in possesso di apposito pin), tramite enti autorizzati o ancora tramite il call center Inps.
Chi decide di aderire a quota 100 dovrà fare i conti con un assegno pensione più basso: questo non dipende assolutamente da penalizzazioni inserite all'interno della riforma. Matteo Salvini ha più volte ribadito che l'adesione all'uscita anticipata non comporta penalizzazioni date da disposizione di legge. Chi decide di uscire dal mondo del lavoro a 67 anni, ovvero con la pensione di vecchiaia e quindi con la legge Fornero, beneficerà di un importo pensione più alto rispetto a chi deciderà di avvalersi di questa riforma sperimentale. Questo è dovuto sostanzialmente al minore numero di contribuzioni versati. Quota 100 permette di inserire all'interno del montante contributivo quelli figurativi: ovvero quei contributi che il lavoratore non ha potuto corrispondere per cause superiori alla sua volontà, ma che sono stati versati dell'Inps.
Un esempio può essere il periodo di maternità. Quest'ultimo potrà essere utilizzato per il raggiungimento del requisito contributivo, a patto che tale periodo non superi i cinque anni.
Penalizzazioni quota 100: decurtazioni se pensioni d'oro
L'uscita con quota 100 comporta decurtazioni sull'importo pensione: tali applicazioni, però, non devono essere viste come penalizzazioni date dalla legge stessa. Secondo quanto disposto dalle legge 145/2018, nel quinquennio 2019-2023, se la pensione percepita con quota 100 dovesse risultare 'd'oro' verrà a essa applicata una serie di decurtazioni comprese tra il 15% e il 40% dell'importo totale. Ciò si verificherà solo a patto che siano presenti due fattori: la pensione deve superare i 100 mila euro lordi annui e la stessa deve essere calcolata, almeno in parte, con il metodo retributivo.
Insegnanti: dati pensione ipotetici
La situazione per i lavoratori della scuola è la medesima: anch'essi possono beneficiare di quota 100. Essi potrebbero, pero, vedere il proprio importo pensione più basso rispetto ai colleghi che hanno deciso di uscire con la pensione di vecchiaia, quindi con la legge Fornero. Un esempio, assolutamente ipotetico poiché i dati sono stati elaborati da Snals, sindacato della scuola e non diffusi dal governo, ci permette di asserire che mediamente un insegnante potrebbe arrivare a perdere fino a 300 euro mensili, se aderisce a questa riforma previdenziale. Il vantaggio risiede nella possibilità di uscire dal mondo del lavoro con cinque anni di anticipo.