Garantire maggiore flessibilità in accesso alla pensione per le donne con figli: è questo uno dei provvedimenti emersi dal confronto di ieri con le parti sociali e su cui si concentrerà il Governo nelle prossime settimane. L'ipotesi sembra per ora relegata alle uscite anticipate tramite la quota 100, ma potrebbe presto estendersi a tutto l'impianto normativo previdenziale, garantendo così un importante riconoscimento al lavoro di cura.

Pensioni anticipate e bonus figli: gli scenari attualmente in discussione

Entrando nel merito dell'iniziativa, al momento le ipotesi riguardanti lo sconto contributivo prevedono l'idea di garantire un anno di versamento per ogni figlio alle donne lavoratrici, in modo da facilitarne l'accesso alla pensione. L'impatto sarebbe importante: ad esempio, nel caso della quota 100 una donna con due figli potrebbe ottenere l'accesso alla quiescenza con due anni di ulteriore anticipo ed una sorta di quota 98. Infatti, in questo caso sarebbero sufficienti appena 36 anni di contribuzione, anziché i 38 anni (più 62 anni di età) a cui fa riferimento normalmente la nuova opzione di pensionamento agevolato.

Chiaramente resta la questione dei costi, visto che l'ipotesi potrebbe pesare fino a 500 milioni all'anno per ogni figlio. Ma si tratterebbe di un segnale importante per invertire l'annosa questione delle differenze di genere, che si affianca a nuove aperture del Governo anche rispetto ad un'estensione delle tutele per i lavori gravosi. Non a caso proprio il riconoscimento dei lavori di cura è al centro delle rivendicazioni delle lavoratrici e di Comitati come il CODS (amministrato da Orietta Armiliato), che da anni si battono per chiedere un intervento del legislatore al fine di mitigare (ed eliminare) il gender gap attualmente esistente nella nostra legislazione previdenziale.

I recenti dati dell'Istat, il 18% delle donne non riceve la pensione

D'altra parte, che la questione resti uno dei temi caldi dell'attuale confronto previdenziale emerge anche dalle recenti pubblicazioni dell'Istat, ed in particolare dall'analisi sulle "Condizioni di vita dei pensionati" per gli anni 2016-2017. L'istituto di ricerca statistica spiega infatti che "tra le donne, il 18% delle anziane non riceve alcuna forma di pensione (tra gli uomini solo il 3%). Escludendo i percettori di sole Pensioni ai superstiti, per le donne il tasso di copertura scende al 72,9%, con un gap di genere che sale quasi a 24 punti percentuali. In altri termini" prosegue il report dei ricercatori, "in assenza di trattamenti pensionistici indiretti, circa una donna su quattro di 65-79 anni rimarrebbe priva di copertura pensionistica previdenziale e, in presenza dei requisiti reddituali previsti dalla normativa vigente, subentrerebbe una copertura pensionistica assistenziale (come nel caso delle pensioni sociali)".

A conferma che la direzione intrapresa sul tema dal Governo dopo le ultime discussioni con i sindacati è quella giusta, ma il lavoro da fare per ripristinare maggiore equità di genere resta purtroppo ancora molto.